"Caffè Zibaldone"

Votes taken by marmari

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    Verissimo, il dolore aiuta a capire. Certo se si ha cuore e testa aperti per capire.
    Bel pezzo, Piero :b:
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    E, comunque, chi ha costruito un sistema solo ed esclusivamente su un credo politico, confondendo partito e stato, ha fatto di questo credo una religione laica pure piuttosto settaria. Allora pure quello è oppio dei popoli.
    Nota: Marx era un economista. Ora ne parlano come filosofo ma ciò che ha scritto Marx era teoria economica classica. Ciò che c'è di politico e filosofico è a firma Engels. E pure sulle deduzioni dalla teoria economica aveva tratto conclusioni sbagliate. Quindi, tirando le somme, è tutto un bel monte di errori.
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    Una meraviglia. Hai fatto un bel lavoro! E mille complimenti a Barbara per la competenza. Bella coppia di reporter 👏
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    Il Sassello, un mulino ed un whisky da premio

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    Storia di un antico mulino ad acqua che macina cereali coltivati a “chilometro vero”

    Sì, tutto al Mulino di Sassello è proprio come lo immaginate: un mulino alle porte di un antico borgo ligure immerso nel verde dei boschi, costruito sulle sponde di un torrente e che macina i cereali coltivati nei campi lì vicino, tra Liguria e Piemonte. Una produzione non soltanto a “km zero”, ma a chilometro “vero”.

    Che già un mulino sembra una magia: da una parte entrano acqua e grano, dall’altra esce miracolosamente farina. Ma nel mezzo c’è tanta storia di natura e sapienza. Un mulino potrebbe essere una formula magica se non fosse già qualcosa di antico, una macchina che con la sola forza della natura produce cibo di qualità. E, poi, negli ingranaggi del Mulino di Sassello c’è anche un bel po’ di passione, perchè, anche qui, come in tutti i mulini, c’è un mugnaio, Diego Assandri. L’abbiamo intervistato.
    Che cos’è un mulino, come funziona?
    Il nostro mulino funziona come un tempo, interamente ad acqua, con meccanismi originali del 1830. Maciniamo a pietra i cereali che noi stessi coltiviamo, siamo in autoproduzione totale, tra i pochissimi in Italia.

    Da dove arriva l’acqua?
    L’acqua arriva dal Rio Sbruggia. È un torrente con un regime abbastanza regolare perché ha il fondale in tufo. Inoltre abbiamo un bacino di compensazione che ci permette di operare anche quando il livello dell’acqua è basso. Grazie all’acqua del rio Sbruggia il mulino riesce a fare 60 kg di farina all’ora. Facciamo circa 450 quintali di grano all’anno e maciniamo anche per terzi: il sabato è dedicato ai clienti che vengono da noi a macinare il grano o il mais che hanno coltivato.

    Com’è la vostra farina?
    La nostra farina è leggermente più “ruvida”, paragonabile a una 0/1, come era la farina un tempo. Di colore giallino, va benissimo per qualsiasi uso casalingo. Moliamo anche farro, segale e mais, da cui facciamo la polenta. Non facciamo stock, rispondiamo alle esigenze della giornata.


    macina_acqua

    ingranaggi_mulinoSassello

    Polenta_mulino_Sassello



    E com’è fare il mugnaio? Quanti mugnai ci sono in Italia?
    Mugnai in Italia ce ne sono ancora, ma oggi la molitura è a “cilindro”, mentre io e mio padre Rinaldo probabilmente siamo rimasti gli ultimi a macinare a pietra e ad acqua. Anche le nostre mole sono particolari: sono fatte di pietre francesi, ricavate tra Menton e Ventimiglia, non è semplice trovarle. La vita del mugnaio è semplice: ci si alza presto al mattino e si aziona la macchina. Ma l’acqua è un’energia che c’è sempre, non c’è un interruttore da premere come in tutte le altre macchine di oggi: per far partire il mulino bisogna aprire una serie di chiuse e mandare l’acqua sulla ruota. Poi, attraverso una serie di pulegge e ingranaggi noi siamo in grado di dirottare l’energia della ruota dove ci serve.

    E il whiskey?
    Da poco abbiamo inaugurato la distilleria proprio a fianco del mulino. È la prima in Liguria. Nasce dall’idea di avere un prodotto in più fatto con la farina: oltre a pane, biscotti e pasta, la farina serve anche per i distillati, birra e whiskey. Noi abbiamo cercato di fare un distillato nobile, un whiskey. Ne abbiamo prodotto uno fresco, il “Moonshine”, fatto 100% con mais per la vendita immediata, mentre un altro, fatto con cereali bianchi, farro, segale e grano, lo stiamo imbottigliando ora e sarà pronto tra tre anni.


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    Ed ora il botto

    Il whisky ligure prodotto a Sassello si laurea campione del mondo a Londra



    Avrebbe dovuto essere in Sud Africa per una meritata vacanza, ma Diego Assandri, il “mugnaio” del Mulino di Sassello e, da qualche tempo, mastro distillatore, è dovuto volare velocemente a Londra. Il motivo? Il suo Moonshine (un whisky che non si può ancora chiamare tale per via dell’invecchiamento) è diventato campione del mondo ai World Whiskies Awards 2023 nella categoria dei whisky non invecchiati e puri.

    Diego non sta nella pelle: “il Signor Camillo – Moonshine Italiano dei Monti Liguri è Campione del Mondo 2023 nella categoria New Make & Young Spirit London. E’ l’unico distillato ligure a totale filiera corta italiana, è sul mercato da pochi mesi e già si laurea campione del mondo ai World Whiskies Awards 2023. Ovvio che sia contento, è un riconoscimento al progetto sviluppato in tre anni di lavoro, studio, sacrificio e, soprattutto, passione”.

    Il granturco che serve a produrre il distillato è coltivato nei campi di Sassello, a poche centinaia di metri dalla distilleria, e dall’acqua purissima del Rio Sbruggia che lambisce l’antico casolare che ospita botti e alambicchi. Come detto non si può ancora, disciplinari e burocrazia, chiamare whisky, ma in effetti, come gusto, ci assomiglia molto (sarà in vendita con il suo nome, dopo aver trascorso un periodo di maturazione in legno), ma oggettivamente è un’altra cosa, molto piacevole e gradevole.

    La produzione del Moonshine, ovviamente, non è enorme, al momento tremila bottiglie all’anno, ma potrebbero lievemente aumentare. Due le versioni, una trasparente, così come esce dal distillatore, la seconda ambrata, frutto del legno che regala colore e un leggero, quasi impercettibile, retrogusto di torbato che lo avvicina al bourbon statunitense. Sempre in attesa del whisky che, in questo momento, sta invecchiando nelle tre botti che Gamba (azienda che rappresenta le Rolls Royce delle botti) ha realizzato per il Moonshine.

    Diego, che ha dedicato a “Il signor Camillo” (il nonno) la distilleria, racconta ancora come le sue bottiglie, in commercio da pochi mesi, abbiano riscontrato da subito il favore del mercato: “Sono state apprezzate soprattutto nei locali del centro di Genova, utilizzate sia per una clientela che vuole assaporare un distillato unico, sia per i cocktail, apprezzati soprattutto da un pubblico più giovane che sempre più si avvicina all’arte della mixology. A tutti, in ogni caso, raccomando sempre di bere con moderazione e consapevolezza, siamo comunque davanti ad un superalcolico da 40 gradi”, commenta ancora.

    FONTI: lamialigura.it, genova24.it
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    Ultimo ritrovamento archeologico:

    Dagli scavi per la metro salta fuori una fornace del 300 dopo Cristo


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    La scoperta durante i lavori di scavo per la metropolitana Brin Canepari. Bucci: "La nostra Genova non smette mai di stupire"
    Come un attuale piano cottura ma datato 300 dc. È la sensazionale scoperta emersa durante gli scavi per la realizzazione della metropolitana Brin Canepari: un'antica fornace di epoca romana.

    Il ritrovamento ha rallentato i lavori ma rappresenta un'importante testimonianza della storia genovese. Questa scoperta dimostra, infatti, come nelle nostre vallate ci fossero insediamenti e, in questo caso, in una zona dove c'erano i fiumi.
    "La nostra Genova non smette mai di stupire. Un'antica fornace di epoca romana, risalente a un periodo attorno al 300 d.C., è stata ritrovata a Certosa nel corso dei lavori di scavo per la metropolitana Brin-Canepari - scrive il sindaco Marco Bucci su Facebook - La sovrintendenza è al lavoro per preservare e trasferire il reperto archeologico appena scoperto. Un ritrovamento emozionante che testimonia la presenza nelle nostre vallate di antichissimi insediamenti romani".


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    Fonte: genovatoday.it
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    E bravo Piero. Bel lavoro!
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    Senso? Fanno senso, gente che gira e non ha cervello. Peccato, era tutto così bello!
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    In questi tempi di clamori, clangori, cacofonie e rumori di fondo, è solo balsamo per l'udito, i sensi e l'anima.
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    Bella cronaca e, soprattutto, bel racconto.
    Tuo figlio è veramente un bravo ragazzo, un uomo eccellente. Ed è bello il vostro rapporto, amicale manel rispetto dei ruoli. Potete esserne fieri di questo figliolo.
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    GLI ULTIMI SVAGHI ALLA FOCE PRIMA DELLA GUERRA

    Il Teatro dei dodicimila


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    A seguito di pubblico concorso del Comune di Genova del 1933, risultò vincitore il progetto “Genova Foxe” dell’architetto Robaldo Morozzo Della Rocca che prevedeva in piazza Rossetti un auditorium, uno stadio coperto, un palazzo per le esposizioni, un palazzo dell’arte, un cinema-teatro, un albergo, uno stadio coperto, una piscina, oltre ad uno stabilimento balneare estivo.
    Il Comune, però, scelse di attuare il progetto di natura privata “Città nuova” dell’architetto Carlo Daneri, secondo classificato, e quindi il quartiere della nuova piazza divenne residenziale.

    Per accontentare un po’ le richieste di pubblici svaghi, il Comune, oltre al Villaggio balneare sito nell’attuale piazzale Cavalieri di Vittorio Veneto, fece costruire nella piazza, circondata dai nascenti palazzi privati, un teatro all’aperto in legno che aveva il suo palcoscenico (di 1.500 mq.) nei pressi del costruendo edificio orizzontale e la tribuna principale di fronte ad esso con le spalle rivolte verso il mare come anche le più lontane gradinate sopraelevate.
    I cittadini genovesi, che nella stagione fredda potevano usufruire del prestigioso teatro Carlo Felice, avevano quindi a disposizione un teatro estivo per assistere alle amate opere liriche.

    Mentre il Carlo Felice ospitava un migliaio di spettatori, il nuovo teatro all’aperto aveva ben dodicimila posti, una circostanza che impressionò molto l’opinione pubblica che immediatamente lo battezzò come “Il teatro dei dodicimila”. Correva l’anno 1939.

    Fu l’unico anno di rappresentazioni: l’anno successivo scoppiò la guerra! Ma quell’anno fu intensamente goduto dalla popolazione e non solo da quella genovese.
    Genova fu cosparsa da locandine che preannunciavano gli spettacoli.
    “La Gioconda”, la “Boheme”, il “Ballo in maschera” e “Faust” dilettarono gli appassionati di musica lirica nelle serate estive di quell’ultimo anno di pace.
    Quindi da Ponchielli a Puccini e da Verdi a Gounod: bellissima musica a sole quattro lire (nelle gradinate).
    Tutto finì con il “Faust” … e, ironia della sorte trattandosi del diavolo, qualche mese dopo, si aprì alla popolazione l’inferno della guerra.


    Fonte: ilmugugnogenovese.it
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    Mah, chissà quando si renderanno conto del ridicolo! E di filmati e foto di processioni ne trovi quante ne vuoi in rete!
    Non hai parole? Meglio che non le trovi, sarebbero solo parolacce.
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    Che bel quadro.
    Di una volta, certo, ma di vita.
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    Guccini diceva, in quella canzone, più o meno quello che dici tu. Con la speranza della Resurrezione.
    Qui la questione è differente, non ha perso solo Dio, ha perso se stesso, il proprio volto, la propria identità. Ormai è più automa che essere umano, trita in testa pensieri di altri, aderisce passivamente alle decisioni prese da altri, agisce secondo ciò che gli altri si aspettano. Ma ogni tanto, ormai ogni spesso, va in tilt e succedono tutte quelle nefandezze che si sentono. Fermati Uomo e cerca dentro di te quel pezzettino ormai sepolto da tanto ciarpame che si chiama anima e coscienza.
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    Che bel ricordo. E' vero, spesso, se non sempre, si ha paura di ciò che non si conosce. Sarebbe una cosa da meditare ogni volta che si sente crescere la paura, fermarsi e pensare "ma perchè ho paura di questo? Sono consapevole? So di cosa si tratta?"
    Grande tuo padre, ti ha insegnato tanto senza dire una parola. Presenza, consapevolezza, fermezza e vicinanza. Grande!
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    E, di fortezza in fortezza:

    La Fortezza dei Genovesi in Sudak

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    La Fortezza è stata costruita nella città di Sudak , sud dell’Ucraina. Fondata dai Veneziani nel XII secolo, poi ricostruita dai Genovesi tra il 1371 e il 1469 è una roccaforte nata per protezione della colonia in Crimea.

    È costruita in cima ad una antica barriera corallina formazione che ora si trova a 150 m sopra il livello del mare. Si tratta di un bene UNESCO!

    A causa della sua importanza storica e del buonissimo stato di conservazione, la fortezza è il fulcro dell’attività turistica della cittadina.

    Eppure non è sempre stato tutto rose e fiori nei d’intorni di questo castello. A causa della sua posizione strategica e dell’importanza commerciale della città, dalla fine del XIII secolo, Genova e Venezia iniziarono a contendersela, fino al 1365, quando i genovesi ne presero il controllo fino al 1475. In questo periodo, il porto conobbe anni di grande splendore a tal punto che la maggior parte degli edifici ancora presenti portano il marchio de Zena.

    È per questo che la fortezza è anche chiamata “dei genovesi”

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    La fortezza genovese, conservata attualmente, consiste in due livelli di fortificazioni, uno situato sulla parte superiore del promontorio, e l’altro in basso. Vi sono un totale di 14 torri, ciascuna con una altezza di 15 m. Un particolare interessante è come le torri siano tutte intitolate ai Consoli che hanno protetto per secoli questa imponente roccaforte!

    Nel 2017 sono iniziati i restauri, dopo oltre 25 anni di trascuratezza che coinvolgeranno tutto il complesso

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    Fonte: ilmugugnogenovese.it
308 replies since 12/3/2016
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