"Caffè Zibaldone"

IRPINIA, tra mito e tradizioni

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  1. lupohirpus96
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    STORIA DELL'IRPINIA
    LE ORIGINI

    Vi fu un tempo in cui - simile alla spina dorsale dei mammiferi - sullo schienale della penisola si sollevarono le giogaie delle Alpi e degli Appennini in mezzo a tre mari. In principio alle loro basi si vennero formando delle colline argillose a strati inclinati e su questo suolo pliocenico che le grandi correnti marine depositarono una sterminata copia di detriti, scavando nel contempo laghi, sollevando monti di nuova foggia e dimensioni. Era il tempo in cui l'azione vulcanica ancora non aveva iniziato la sua attività costruttrice e livellatrice, mediante la quale concorse a dare un'apparente unità di conformazione orografica della Penisola. Quando poi la massima espansione glaciale richiese un adeguato abbassamento del livello del mare, concesse ai fiumi di approfondire il loro corso la dove gole e forre ne rendevano difficile il passaggio, svuotando laghi e creando nuove conche vallive. Chi dunque osserva la configurazione orografica dell'Irpinia, verso occidente vedrà innalzarsi una successione discontinua di monti dalle forme ardite proiettarsi verso l'alto, degradanti in altre cortine parallele di alture sempre meno prominenti. Ad oriente invece noterà un territorio caratterizzato da un vasto altopiano dolcemente ondulato e da una lunga catena di colline dal profilo tondeggiante, in mezzo alle quali si distinguono gruppi più erti degradanti a scaglioni verso la pianura dauna. Sono questi monti di recente formazione, quindi è facile argomentare che un tempo tutta la regione irpina posta su questo versante era sott'acqua. I flutti dell'Adriatico, in quei tempi preistorici, venivano a frangersi sulle scogliere calcaree del Taburno, del Partenio e del Terminio, ma con il graduale sollevamento dei monti neozoici, si videro apparire in mezzo a questo mare numerose isole formate dai monti dove sorgono Ariano, Frigento, Trevico, s. Angelo dei Lombardi ad est e Montefusco, Montemiletto e Montefalcione ed ovest. Fra le regioni italiane non ve n'è una seconda che, come questa, presenti delle bizzarre combinazioni. Difatti, si notano confuse insieme rocce secondarie e terziarie specialmente nelle zone montuose di Montemiletto e Montefusco. Inoltre, queste alture non seguono la legge ordinaria di catene primitive e contrafforti, ma si raggruppano confusamente, così ad ogni passo si incontrano insospettati sconvolgimenti, corsi d'acqua e valli anguste. I monti che si sollevarono in epoche posteriori per effetti sismici o per altre cause, non sono che le porzioni già sollevatesi all'epoca predetta. E' pertanto facile comprendere come in Irpinia vi siano sedimenti marini, col tempo quell'arcipelago di isole, disposte ad arco ad oriente degli Appennini, sollevandosi ancora dal fondo marino, formò una successione continua di alture, separando come una enorme barriera la nostra regione dall'Adriatico. Contemporaneamente al centro del territorio si formò una vasta depressione nella quale si raccolse la massa d'acqua avulsa dal mare, sicché l'Irpinia divenne il letto di un lago. Difatti il Cantù scrisse: "Si deduce che nel territorio degl'Irpini, da Camporeale a Monteforte poté fluttuare un lago per 40 miglia, donde si ergevano i monti di Serra". Da tutto ciò si comprende che questi monti, prima di essere abitati, attraversarono un gran numero di cataclismi e molteplici evoluzioni, dando luogo al sollevamento di svariate rocce a base vulcanica. Scomparvero i grandi ed i piccoli laghi e al loro posto apparve il fondo corrugato da valli, da conche e colli. Ovunque ci sono tracce di vulcani spenti, ma l'assestamento tettonico del sottosuolo sottomessi ad enormi sforzi e la causa di violenti sisma.

    LA MIGRAZIONE

    Una grande massa di popoli asiatici, circa 2200 anni prima di Cristo, lasciò i luoghi nativi e andò alla ricerca di nuove terre. Dopo una permanenza nell'Asia Minore, passò in Grecia e poi da qui si diresse, dopo essersi divisa in gruppi nei vari paesi dell'Europa: uno di questi emigrò in Italia. Queste genti vennero chiamati con il nome di Pelagi e si stabilirono in varie regioni, la maggior parte, però, occupò la valle del Fucino. In seguito si mescolarono agli indigeni, dando vita a molte tribù, che a loro volta diventarono autoctone. Un migliaio di anni prima di Cristo, provenienti dall'Armenia, altri popoli scesero in Italia: una parte si fermò nella regione, che da loro prese nome di Liguria, e un'altra di tali popoli, detti Oschi o Opici scese nell'Italia meridionale e ne cacciò i Pelagi o si mescolarono ad essi, dando origine agli Osco-Pelagi, che successivamente assunsero diversi nomi. Tali sono i Sanniti, che si estesero in una parte dell'Abruzzo (alta valle del Sangro), nel Molise, nella Pentria, nell'Irpinia, nella Lucania ed in Capitanata.

    LE TRIBU’ SANNITE

    Dai Sanniti discesero quindi varie tribù: dei Caraceni; dei Pentri; degli Irpini [(tra cui gli "Abellinates Protropi"), gli Osco-Pelagi avevano i loro sacerdoti, detti "Irpi", ed avevano anche le loro "ver sacrum" (lett. primavere sacre), che venivano guidate da un "Irpo" (Hirpus, cioè da un sacerdote). Ora, siccome "Irpo", parola osca che in latino e greco significa "lupo", ecco che secondo la tradizione, questo popolo era stato originariamente portato nel suo habitat storico da un lupo, perciò la loro terra fu chiamata Hirpinia]; dei Caudini; dei Taurasini [i quali furono guidati da un “toro”] e si possono far risalire ai primi tempi della migrazione. Secondo Strabone anche i Frentani discesero direttamente dai Sanniti.

    Come la maggior parte dei racconti sulle antiche popolazioni, la storia comincia con una leggenda.

    ORIGINE DEGL’IRPINI, ET INSEGNA DE’ SANNITI

    Ritennero i Sanniti per molto tempo il nome, che nel principio haueuano qui preso; mà per vn caso, che gli auenne, parte di essi ne fè mutatione, dinominandosi Irpini; e con qual occasione tutte ciò succeduto, è parimente nel seguente modo da Strabone raccontato. Mentre i Sanniti conducevano vna Colonia nel luogo, in cui disignato haueuano di collocarla, per camino fe gli fè incontro vn lupo, qual essendo da lor seguito, gli feruì ad vn certo modo per iscorta. E perche era in quei tempi il Lupo da Sanniti in lor lingua chiamato Irpo, con questa occasione furon essi poi con tutto quel paese Irpini appellati. E tal nome ritennero per molti secoli, e fin a gli estremi tempi della guerra sociale, che nell’anno 662, di Roma à succeder venne, anni 90 auanti la venuta del Signore, come per autorità di Liuio è riferito dal Sigonio. Et ancorché dopo detta guerra nominati si trovino appresso Plinio, e Tolomeo, non perciò stimar si deue, che fussero in vigore, e da se soli in quei tempi si mantenessero; mà si nominano per cagion del loro paese, doue sono alcune Città, de quali fanno essi Autori mentione. E quantunque mutassero il nome, non cessarono però d’esser gente Sannitica, conforme riferisce Strabone da molti altri seguito. Ordine dehino sunt Hirpini, et ipsi Samniticae gentis. Il che comprende ancora per Liuio in più luoghi, ne quali dimostra, che tali fussero, e con esso loro militassero fin’alla seconda guerra Punica, e più volte poi distinti da gli altri Sanniti li pose, & in questa da se soli, e senza quegli militatono, & ad Annibale in compagnia d’altri popoli si diedero, à mente ancora di Polibio, il che à cader venne all’anno 534 di Roma, anni 218 auanti la venuta del Signore, come tutto ciò è anche affermato dal Sigonio, e dal Cluuerio. Si vedono in molti luoghi de Sanniti alcune teste di Tori scolpite con molto artificio in marmi, & in gran numero in Beneuento, Boiano, Isernia, & altroue, e grandi e picciole. In alcune sono teste scolpite de Boui solamente, & in altre sono di più intramezzate altre figure di diuerse maniere, poste in mètapi in mezzo à triglifi, come persone con haste lunghe in mano in atto di combattere, e con arnesi da soldati, cioè feudi, corazze, elmi, e simili; e tali teste coronate si veggono à quel modo, che gli antichi le vittime coronar soleuano, quando à sagrificar le portauano. Questa impresa esser dimostra di quei primi Sanniti, i quali ciò presero in memoria di quel Toro, che fù loro condottiero, datoli da genitori, e questa vsarono per arme, & insegna; & oltre à quel che apertamente se ne vede, viene altresi ad vn certo modo affermato dal Casella de Aboriginus con queste parole. Primi enim Sabelli Tauro duce dispositi sunt. Vendè, et Taurus insignis praeferunt. Il Toro forse dipinto portauano nelle bandiere à quella guisa, ch’altri il Lupo, altri l’Aquila, altri il Cauallo, & altri altre imagini d’animali, con questi dinotando ciascun il pregio delle sue virtù secondo il lor intento à giuditio di Giusto Lipsio de Militia Romana; dando essi ancora coll’effigie di si forte animale ad intendere il lor valore, e possanza, con cui queste si possono anzi vengono ben significate, per esserne quel dotato à par d’ogni altro.

    Ciarlanti G. V., “Memorie Historiche del Sannio”, Isernia 1644, pagg. 13-14

    IL TERRITORIO

    L'etnografia e la geografia degli Irpini dal 600 a.C. in poi non vengono messe in dubbio. Scritti antichi e scoperte archeologiche dimostrano l'esistenza di un popolo sannita, barbaro e di lingua osca, che viveva nell'Italia meridionale, in direzione est della Campania, nel territorio che si estende per circa 60 miglia in prossimità di Lucera (Luceria), colonia latina fondata da Roma nel 314, e dei monti Dauni. A sud l'Olfanto (l'Aufidus tauriformis di Orazio), separava gli Irpini dai Lucani anche se Conza (Compsa), che si trova a sud del fiume, era irpina. A nord il Calore (Calor), affluente del Volturno, è il più sannita dei fiumi, fino a un certo punto separava gli Irpini - con il territorio occupato dai Taurasini - dai Pentri, Sanniti per eccellenza. Per la loro vicinanza alla Magna Grecia e alla Campania ellenizzata, gli Irpini erano esposti alle influenze della cultura greca molto più di quanto lo fossero i loro vicini Pentri, che abitavano una zona degli Appennini molto più alta e meno accessibile. Tuttavia gli Irpini erano autenticamente Sanniti. Erodoto (VII, 170) dice che: "Gli Irpini erano un popolo selvaggio, avvezzo a soggiornare nelle caverne e a cibarsi di cacciagione, nonché di frutta che la terra spontaneamente produceva". Silio Italico: "Hirpinaque pubes, hos venatus alit, lustra, incoluere, sitimque avertunt fluvio, somnique labore parantur". Livio, mette gli Irpini al rango di nazione e dice che in guerra, sfoggiavano un lusso eccessivo. L'armamento del soldato irpino, infatti, era formato da uno scudo orlato d'oro o d'argento, da uno stivaletto che calzava alla gamba sinistra, da un elmo con pennacchio variopinto e da una lunga lancia. Le recenti scoperte ce li presentano nel periodo più importante della storia, i sec. V e IV. I primi ritrovamenti archeologici risalgono all'incirca al 420 a.C. quando, secondo scrittori antichi, i Sanniti si impadroniscono di Capua e di Cuma.

    È risaputo che nelle sepolture dei maschi, anche nelle urne cinerarie mutuate dal costume greco del quarto secolo inoltrato, la suppellettile comprende cinturoni in pelle e bronzo tipici Sanniti. Come i Pentri, gli Irpini parlavano l'osca così come era venuto normalizzandosi. Nella scrittura usavano i caratteri osci. Per quanto ne sappiamo anche le loro istituzioni politiche erano tipicamente sannite; essi, infatti, erano organizzati in "vici" e "pagi" amministrati da "meddices" (magistrati) i quali, anche se eletti democraticamente, sembrano provenire tutti da gruppi di famiglie appartenenti all'aristocrazia fondiaria.
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    LE GUERRE CONTRO ROMA

    Tutte queste tribù facevano parte di quella Lega Sannitica che, nei secc. IV e III, combatterono aspramente contro Roma per la supremazia sull'Italia. I Taurasini con gli Irpini se non i più forti di quella lega, essi erano secondi solo ai Pentri.
    I romani li privarono più volte di parte del loro territorio che divenne "agro pubblico del popolo romano", Tito Livio in Urbe condita storia, riporta: “[…] Ager publicus populi Romani erat in Samnitibus qui Taurasinorum fuerat […]”(...Vi era tra i Sanniti un agro pubblico appartenuto una volta dai Taurasini...), ma le vicende di queste confische sono narrate in modo talvolta impreciso.

    Tuttavia nelle narrazioni storiche delle tre guerre sannitiche e della guerra di Pirro, gli Irpini non vengono mai menzionati con il loro nome anche se tutti questi conflitti furono in gran parte combattuti sul loro territorio. L'omissione del loro nome appare comprensibile se teniamo presente che i resoconti giunti fino a noi derivano da fonti romane; e Livio dice che i Romani combattevano contro il Sannio, considerandolo un'unica grande regione che parlava la stessa lingua, senza prestare attenzione alle varie tribù che la componevano.
    Solo dopo la partenza di Pirro dall'Italia e lo smantellamento della lega sannitica, i romani, nel perseguire la loro caratteristica politica del "divide et impera", cercarono sempre di differenziare una tribù sannitica dall'altra.
    Comunque sia, fino al racconto di Polibio della seconda guerra punica gli Irpini non compaiono mai, quando dopo Canne, nel 216 a.C., unirono la propria sorte a quella di Annibale e combatterono ancora una volta contro i Romani.
    La persistente ostilità nei confronti di Roma da parte degli Irpini, definiti da Silio Italico "vana gens", costò tuttavia ad essi molto cara.



    L'elenco di Festo delle comunità italiche redatto nelle "praefecturae" romane non comprende alcuna colonia irpina.
    Un centro, che fu presumibilmente annesso alla fine della guerra contro Pirro, fino a quel momento quasi certamente "caput" o sede amministrativa degli Irpini, acquistò in seguito, un'importanza nevralgica per l'Italia meridionale, si chiamava Malevento (Maleventum). Ma quando i Romani se ne impossessarono e nel 268 a.C. la resero "colonia" latina, cambiarono il suo nome in “Beneventum”, "auspicato mutato nomine", come dice Plinio. Essi fornirono ai "coloni" un grande "territorium", in questo Roma separò gli Irpini dai Caudini, la tribù sannita situata ad ovest. Per quanto riguarda gli abitanti di Malevento, che parlavano osco, furono probabilmente sterminati, espulsi, o resi schiavi.

    I Romani impedirono anche ogni contatto con i Pentri, i loro compagni sanniti del nord, confiscando un'ampia striscia di territorio lungo il fiume Calore. Il territorio era già conosciuto come "Campi Taurasini" (Ager Taurasinus).

    Ancora una volta i Romani sembrano essersi liberati delle popolazioni di lingua osca. In ogni caso gli Irpini persero dei territori nel sud, forse dopo la seconda guerra punica. Inoltre molto probabilmente fu confiscato dai Romani un noto Santuario dedicato alla dea Mefite, nella valle d'Ansanto (Amsanctus), immortalata da Virgilio. Naturalmente gli Irpini avevano altri Santuari , ma la perdita di quello principale deve essere stato molto doloroso per loro, poiché tutti gli irpini veneravano questo tipo di santuari come simboli fondamentali di solidarietà tribale. Inoltre sembra che i Romani abbiano costretto gli Irpini a cedere anche parte della loro terra nella valle del fiume Ufita, per assicurarsi un tratto della via Appia.
    Questa strada maestra fu prolungata da Benevento a Brindisi; quest'ultima divenne poi colonia latina intorno al 224 a.C.. Nemmeno di tale confisca è rimasta traccia. Inoltre l'estensione della strada fu eseguita così male da essere indegna di ingegneri romani.
    Tuttavia è plausibile che gli Irpini abbiano dovuto cedere tratti di territorio che si trovavano da quelle parti. Le perdite di territorio lasciarono gli Irpini indeboliti e amareggiati. Perciò, quando gli Italici si levarono contro Roma nel 90 a.C., lo stato irpino, smembrato, si unì agli insorti. Non è facile valutare la sua grandezza in questo difficile momento per l'incertezza che regna circa l'estensione completa delle sue perdite territoriali. Ma la sistemazione alla fine della guerra sociale può fornire delle indicazioni sui luoghi in cui era concentrata la forza degli Irpini al tempo dello scoppio della guerra. È risaputo che, dopo il conflitto, gli Irpini divennero preda degli avidi seguaci di Silla , i rapaci "possessores Sullani", guidati da Quinctius Volgus, padrone, secondo Cicerone, di grandi estensioni di territorio irpino. Ma di rilevante importanza fu l'acquisizione della cittadinanza romana da parte degli Irpini e l'iscrizione nella tribù romana della Galeria, mentre i Taurasini furono iscritti nella Cornelia.

    LE CITTA’

    Il loro stato tribale fu smantellato e le principali colonie furono trasformate in confederazione civiche autonome, in altre parole, in "municipia "romani. È chiaro che attraverso l'identificazione di questi "municipia" si possono individuare i più importanti luoghi irpini intorno all'anno 100. Nella divisione dell'Italia sotto Augusto gli Irpini furono separati dagli altri Sanniti ed annessi alla Seconda Regione con l'Apulia e la Calabria, mentre il Sannio stesso fu compreso nella Quarta Regione. La lista di Plinio (Naturalis Historia, libro III) delle città della Seconda Regione è insolitamente oscura e le città irpine sono mescolate in maniera confusa con quelle dell'Apulia.

    Le città che si possono assegnare con certezza agli Irpini sono: Benevento (Beneventum), la città di gran lunga più importante in questa parte d'Italia, spesso assegnata al Sannio, ma che spetta più propriamente agli Irpini ed è chiamata espressamente da Plinio, l'unica "colonia" romana nel loro territorio; Eclano (Aeclanum), anch'essa una florida città, quasi nel cuore del territorio; Atripalda (Abellinum, che sarebbe diventata presto "colonia" di "Veneria Livia Augusta Alexandriana Abellinatium"), sui confini della Campania e nell'alta valle del Sabato; Conza (Compsa), presso le origini dell'Ofanto e confinante con la Lucania ed Aquilonia. Taurasi (Taurasia), ricordata nel celebre epitaffio di L. Cornelio Scipione Barbato, lasciò il suo nome ai "Campi Taurasini", dove Pirro poté rimarginare le gravi ferite del suo esercito, mentre tra la valle del Calore e del Tanaro, stavano i "Ligures Baebiani et Corneliani", colonia di Liguri Apuani trapiantati nel 181 a.C. nei "Campi Taurasini" e che continuò ad esistere quale comunità separata fino ai tempi di Plinio. Delle altre città, si ricordano Romulea, presso le frontiere dell'Apulia, nella porzione sud-est del territorio irpino; Trevico (Trivicum) e s. Eleuterio (Aequus Tuticum), anch'esso presso la frontiera dell'Apulia e a nord di esso Baselice (Murgantia), presso le sorgenti del Fortore, la quale è la città più avanzata degli irpini verso nord-est. Delle città minori tre (Vercellium, Vescellium e Sicilinum) sono ricordate da Livio come riprese dal pretore M. Valerio Levino nel 215 a.C., ma il loro luogo è incerto. Calitri (Aletrium), nell'alta valle dell'Ofanto.

    Nella successiva divisione dell'Italia sotto l'Impero, il Sannio, nel senso più ristretto del nome, formò una piccola provincia separata, mentre Benevento e la maggior parte, se non la totalità, delle altre città irpine furono comprese nella provincia di Campania. E' vero anche che il "Liber Coloniarum" comprende tutte le città del Sannio, del pari che quelle irpine, fra le Civitates Campaniae ma ciò è probabilmente un errore.
    I BARBARI, ARRIVANO I LONGOBARDI

    Il Cristianesimo in Irpinia fece subito molti proseliti diffondendosi sia nel ceto medio sia nell'aristocrazia senatoria. L'Irpinia fu presente quando i Goti che avevano cercato di resistere nei pressi di Conza furono sconfitti due volte da Narsete e sopportò una esosa per quando breve dominazione bizantina. Ma, i periodi storici più importanti furono quelli dei Longobardi e dei Normanni, ed a queste ultime dominazioni risalgono le origini di gran parte dei centri abitati odierni. Nel 570 i Longobardi fondarono il ducato di Benevento e ad esso fu annesso anche il territorio irpino; il ducato era costituito da tanti piccoli distretti, detti gastaldati. Solo il gastaldato di Conza si oppose validamente alle incursioni dei Saraceni. Nell'849 il ducato di Benevento fu scisso in due e questa fu la causa della rapida decaduta del regno longobardo (Lomgobardia Minor) e l'origine di quelle guerre civili che tanto afflissero l'Italia meridionale. Mentre Montoro, e tutta la regione estrema delle diramazione del Terminio, costituenti parte del gastaldato di Rota, fino al limite con quello di Montella, furono uniti al principato di Salerno, Avellino rimase aggregata al principato beneventano. Come, per ragione di sicurezza il principe di Salerno volle per sé il "gastaldatum Montellam cum omnibus castellis eius", di la dalla cima del Terminio, che guardava le spalle della capitale, così prese per sé i castelli di Serino, Forino, Solofra e Montoro. Intanto, ancora una volta la Campania veniva devastata dai Turchi e scorazzando in lungo ed in largo per l'Irpinia, tra il 900 e il 910, distrussero in maniera feroce Frigento, Taurasi e Avellino.

    I NORMANNI

    Nel 1008 i Normanni occuparono l'Italia meridionale, divisero il loro territorio in 12 contee e fra esse vi era quella di Frigento. Con questi dominatori il territorio irpino si frazionò in contee e gastaldati e fu teatro di dure lotte tra i vassalli turbolenti e ribelli; nel 1140, Ruggero II d'Altavilla (Hauteville), "dux Apuliae, Calabriae et Siciliae", emana la nuova costituzione nelle famose Assise di Ariano e batte una nuova moneta il Ducato, che è destinata a durare fino al 1860, molti paesi furono devastati durante la guerra tra questo re e suo cognato Rainulfo Drengot, conte di Avellino; quest'ultima città, saldamente fortificata, venne smantellata e distrutta nel 1137.

    NASCE IL PRINCIPATO ULTRA

    Il Giustizierato di Principato e Terra Beneventana, stabilito da Federico II, con le "Costituzioni di Melfi" dell'11 agosto 1231 venne diviso da Carlo I d’Angiò, il 5 settembre 1273 col "diploma di Alife", perché considerandolo troppo esteso per essere ben governato, in Principatus ultra serras Montorii (Principato Ultra o Ulteriore), con capoluogo Avellino e Principatus citra serras Montorii (Principato Citra), ovvero Principato al di là delle montagne di Montoro (a nord) e Principato al di qua delle montagne di Montoro (a sud). Il confine tra i due nuovi giustizierati era segnato dai monti Picentini.

    Nel 1581 la sede della Regia Udienza Provinciale passò a Montefuscolo (ora Montefusco).
    Nel XVIII sec. la storia dell'Irpinia è alquanto scialba finché non giunse sul trono di Napoli Carlo III di Borbone che cercò di reprimere la potenza dei baroni sottoponendo nel 1740 al pagamento delle imposte anche i beni feudali ed ecclesiastici.

    AVELLINO CAPOLUOGO

    La rivoluzione francese soppresse il regime feudale, e con Regio Decreto n. 132 dell’8 agosto 1806 "Sulla divisione ed amministrazione delle province del Regno", Avellino ridivenne il capoluogo del Principato Ulteriore (o Ultra). Negli anni successivi (tra il 1806 ed il 1811), una serie di regi decreti completò il percorso d'istituzione delle nuove province con la specifica dei comuni che in essa rientravano e la definizione dei limiti territoriali e delle denominazioni di distretti e circondari in cui venivano suddivise le province stesse.

    Quando Ferdinando VII di Spagna concesse la costituzione si sperò che anche nel Regno di Napoli si potesse ottenere, allora si fece interprete dei desideri del popolo irpino Lorenzo de Conciliis, che collegatosi con i carbonari ed i liberali, fomentò i moti rivoluzionari del 1820 per chiedere la costituzione; quando il re ritrattò le sue concessioni molti irpini furono imprigionati, altri riuscirono a prendere la via dell'esilio e nel 1848 diedero inizio ad una nuova ondata di ribellioni. La Corte borbonica, nel 1860 fuggì a Gaeta ed in Irpinia, il 22 luglio il 3° battaglione del Reggimento "Cacciatori Bavaresi" di stanza ad Avellino furono scacciate; dopo il 7 settembre, con l'ingresso di Giuseppe Garibaldi a Napoli, la provincia ad opera della milizia insurrezionale, venne posta sotto gli ordini del dittatore, in Buonalbergo lo stesso giorno venne proclamato il "Governo Provvisorio Irpino"; il 21 ottobre dello stesso anno il popolo irpino votò l'annessione al regno d'Italia.

    DOPO L'UNITA'

    Con Regio Decreto del 17 febbraio 1861 il Principato Ulteriore (o Avellinese), al momento della costituzione della nuova provincia di Benevento, fu costretto a cederle 30 comuni (perdeva i Circondari di Vitulano, Montesarchio, Arpaise, Ceppaloni, s. Giorgio la Montagna, Paduli, Pescolamazza, s. Giorgio la Molara), in compenso n'ebbe 7 da quella di Foggia (Circondari di Orsara, Accadia e comune di Savignano) , 2 da Salerno (mandamenti di Montoro e Calabritto)e 14 da Caserta (Circondari di Bajano, Lauro), infine 3 comuni furono soppressi (san Barbato in Manocalzati, Migliano in Lauro e Serra in Pratola).

    L'IRPINIA OGGI

    Quando si parla di "Irpinia", immediato è l'accostamento, anzi, l'identificazione con la provincia di Avellino. Tuttavia, tale identità è "menomante", nel senso che l'Irpinia, storicamente intesa, è molto più vasta, ricomprendendo territori e genti oggi amministrativamente rientranti nelle province di Benevento, Foggia, Potenza e Salerno, oltre che Avellino. Inoltre, il territorio della provincia di Avellino, che già alla fine del XIX secolo non comprendeva tutta l'Irpinia, era esteso per più di 3.000 kmq, con circa 400.000 Irpini e 128 comuni, ripartiti tra i tre Circondari, di Avellino (66 comuni, 1.191 kmq e 183.821 abitanti), di Ariano (26 comuni 1.135 kmq e 92.010 abitanti) e di S. Angelo dei Lombardi (36 comuni, 1.323 kmq e 121.942 abitanti).

    Purtroppo, ragioni amministrative determinarono, da un lato, l'accorpamento di alcuni comuni, in modo da conseguire economie di scala (Bellizzi in Avellino, Quaglietta in Calabritto, Tavernola s. Felice in Aiello del Sabato, Chianchetelle e s. Pietro Indelicato in Chianca, sant'Agata di Sotto in Solofra), dall'altro, il "trasloco" di altri Comuni dalla provincia di Avellino alle limitrofe province di Benevento (sant'Arcangelo Trimonte nel 1978) e Foggia (Accadia e Orsara di Puglia [già Orsara Dauno Irpina] nel 1927, Anzano di Puglia [già Anzano degl'Irpini] e Monteleone di Puglia nel 1929, infine Rocchetta sant'Antonio nel 1939).

    Nel 1930 la provincia fu colpita da un terremoto. Durante la II Guerra Mondiale la provincia fu duramente bambardata, il 14 settembre 1943 Avellino venne quasi rasa al suolo e si contarono molte vittime.

    Il 23 novembre 1980, la provincia fu colpita da un tremendo terremoto (X° grado della scala Mercalli), che distrusse interi paesi.

    E’ dell’11 giugno 2006, il tentativo, primo dell’Italia meridionale di cambio di regione tramite referendum, fallito dal comune di Savignano Irpino per passare con la Puglia.

    Dal 3 dicembre 2013 (L.R. n. 16 dell'11 novembre 2013 pubblicata sul Bollettino Uff. della Regione Campania n. 63 del 18 novembre 2013), è istituito il Comune di Montoro, mediante la fusione dei Comuni di Montoro Inferiore e Montoro Superiore, separati dal 1829.
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  2. ..Bruzio..
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    Ohh finalmente na storia coi controca....zi :D
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  3. lupohirpus96
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    CITAZIONE (..Bruzio.. @ 11/11/2016, 14:42) 
    Ohh finalmente na storia coi controca....zi :D
    Grande!

    grazie mille chris, ogni tanto ne vale la pena valorizzare quel che la terra ci offre e quel che i nostri antenati ci hanno lasciato :)
     
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    bravo Lupo, poi la leggo con calma... :emoticon_hands_clapping: :4:
    saluti e buon fine settimana
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  5. lupohirpus96
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    CITAZIONE (Nihil Obest @ 12/11/2016, 09:41) 
    salve
    bravo Lupo, poi la leggo con calma... :emoticon_hands_clapping: :4:
    saluti e buon fine settimana
    Piero e famiglia

    grazie mille piero, buon weekend anche a te ;) :)
     
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  6. lupohirpus96
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    oggi è il 36° anniversario del terribile terremoto che ci colpì nel 1980. L'irpinia piange ancora i suoi 2718 figli :cry:
     
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    Muro o non muro...TRE PASSI AVANTI!

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    CITAZIONE (lupohirpus96 @ 23/11/2016, 13:56) 
    oggi è il 36° anniversario del terribile terremoto che ci colpì nel 1980. L'irpinia piange ancora i suoi 2718 figli :cry:

    ..ricordo perfettamente: ero alle superiori (al nautico) facemmo una colletta tra alunni, professori e bidelli e riuscimmo ad acquistare due roulotte che poi spedimmo nelle zone terremotate; avevamo fatto lo stesso per quello del Friuli
    saluti
    Piero e famiglia
     
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  8. ..Bruzio..
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    Un terremoto può distruggere tutto ciò che si è costruito precedenza ma non i "cog...i" di un popolo.
     
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    danilo raineri

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    Dal 23 novembre 2016, ultimo messaggio immesso da bruzio. , molto interessante . Ho iniziato a leggere . Appena posso , riesco , procedo e finisco . Dovro stampare il tutto . Su carta lo leggo meglio . Grazie . Grande irpinia
     
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8 replies since 11/11/2016, 14:22   139 views
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