"Caffè Zibaldone"

io NON festeggio il 25 aprile; l'Italia è l'unico stato che festeggia l'essere divenuta colonia

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    cosa festeggi con 115 basi di una potenza straniera sul tuo (ex) territorio ?

    25 APRILE, LA FESTA PIU’ INSENSATA E RIDICOLA
    Si festeggia una sconfitta militare di un popolo distrutto, ma un motivo c’è: serve a nascondere il terzo fallimento del mito risorgimentale dell’Unità d’Italia
    di Massimo Viglione

    È fin troppo facile far notare che il 25 aprile è la festa più insensata e ridicola che sia mai esistita nella storia, visto che di fatto si festeggia una sconfitta militare di un popolo distrutto e caduto nella guerra civile e nell’odio ideologizzato. E che è ancora più insensata perché si continua a festeggiarla dopo settant’anni ! Una tipica follia democratica.
    Naturalmente diciamo questo non certo per nostalgismo pro sconfitti, né perché riteniamo che qualora la guerra fosse stata vinta dal nazional-socialismo noi italiani ce la saremmo passata meglio. Forse nei primissimi anni della vittoria; ma, personalmente ritengo che, specie alla lunga – e questo al di là delle follie razziste dell’hitlerismo – sempre servi saremmo stati, e sempre del Paese che oggi domina l’Europa non con le armi e la Gestapo ma con la finanza e le banche.
    Occorre riflettere bene ormai, dopo settant’anni, sul perché di questa stupida festa nazionale. Se essa è stata inventata e continua ad essere imposta ogni anno, nonostante ormai da lungo tempo molti intellettuali – spesso ex-marxisti – stiano oggettivamente invitando all’eliminazione di questo solco di sangue che ancora bagna l’identità italiana – è perché essa è il marchio stesso della Repubblica Italiana. Ne è il sigillo nazionale. Un sigillo troppo pesante perché possa essere tolto e possa divenire pubblico ciò che nasconde.
    Per decenni si è taciuto sulle stragi comuniste dei titini in Istria e sulle stragi comuniste dei partigiani in Emilia Romagna e altrove. Per decenni il 25 aprile serviva a occultare nella festa “di tutti” (come Pertini, il presidente di tutti, ricordate?) il sangue innocente (donne, vecchi, seminaristi, sacerdoti, uomini che si erano arresi, ecc.) offerto in tributo all’altare del sol dell’avvenire che sembrava stesse per sorgere in quei tragici giorni.
    Soprattutto doveva però nascondere anche l’idea stessa che in Italia vi fosse stata una guerra civile. Tutti noi che siamo stati studenti nella Prima Repubblica, sappiamo bene che la guerra civile fra partigiani e fascisti non è mai esistita: è esistita invece la guerra di “liberazione” – termine che dimenticava, come se nulla fosse, il fatto che se dietro i fascisti vi era un invasore, dietro i partigiani ve ne erano due (o di più, forse). “Liberazione”: ecco la parola magica inventata, mentre Mussolini pendeva a Piazzale Loreto e il sangue scorreva a litri nel triangolo rosso della morte e in Istria, per occultare sia la sconfitta militare che l’idea stessa di una guerra civile. Al punto tale che – e il cinema ha lavorato molto in tal senso – il “fascista” non era più neanche italiano, ma era il male in sé, inevitabilmente cattivo perché antitesi dell’inevitabilmente buono, ovvero dell’italiano partigiano.
    Ma perché occorreva – e occorre ancora dopo settant’anni – nascondere la sconfitta e la guerra civile? Su questo nodo focale ormai la letteratura è vasta (Galli della Loggia, Emilio Gentile, Paolo Mieli, Marcello Veneziani, solo per citare alcuni fra gli autori più noti): la ragione vera risiede nella storia precedente, vale a dire nel Risorgimento italiano.
    Il processo di unificazione nazionale è stato – al di là del mero risultato territoriale amministrativo – un assoluto fallimento. L'”italietta” nata dal blitz di Cavour e Garibaldi era più “espressione geografica” dell’Italia dei giorni di Metternich. Niente univa il siciliano e il piemontese, il salentino e il lombardo, il fiorentino e il calabrese. Economicamente era un disastro, più o meno come oggi. Moralmente screditati e corrotti. Militarmente ridicoli e incapaci (nemmeno gli africani ci rispettavano). Per non parlare della questione meridionale, della mafia, della corruzione, dell’emigrazione di milioni di uomini costretti a lasciare la loro Italia per non morire di fame.
    Essendo evidente a tutti il fallimento ideale, civile e culturale del Risorgimento, per forgiare gli italiani fu deciso prima di tentare la via coloniale e fu un disastro, come già accennato. Poi di entrare nella Prima Guerra Mondiale, pur sapendo perfettamente che se ne poteva stare tranquillamente fuori. Il prezzo è stato 600.000 morti e 1.500.000 mutilati e feriti, il tutto per la “vittoria mutilata” (anche la vittoria fu mutilata).
    Poi il biennio rosso – con il rischio bolscevico – e infine la dittatura fascista, che si assunse il compito di “fare gli italiani”, ovvero di riuscire dove il risorgimento liberale aveva chiaramente fallito. Il fascismo divenne, come Mussolini stesso dichiarò più volte e Giovanni Gentile teorizzò filosoficamente – il compimento del Risorgimento. Il Secondo Risorgimento.
    Ma il fascismo – al di là di alcuni innegabili risultati positivi – ci ha condotto al secondo disastro mondiale e all’8 settembre, con la “morte della patria”, lo Stato alla sfascio, una monarchia indecente che fugge, un esercito lasciato senza ordini e senza capi, all’invasione degli stranieri e alla guerra civile.
    Così, il mondo partigiano, almeno l’intelligenza di esso, comprese che occorreva risollevare ancora una volta, per la terza volta, dal baratro il mito fallimentare del Risorgimento. E lo fece facendo scomparire dall’idea italiana il fascismo, la sconfitta e la guerra civile, e presentando la nuova repubblica consociativa, liberal-democratica tendente a sinistra come il vero ultimo passaggio per la realizzazione del “nuovo italiano”, quello appunto sognato dagli eroi risorgimentali. Nacque così il “terzo risorgimento”, quello democristian-laico-comunista.
    Ecco la necessità di mantenere in vita la festa del 25 aprile. In fondo, abolirla, sarebbe come ammettere che pure il “terzo risorgimento” ha fallito nell’obbiettivo di fare gli italiani e di costruire un Italia unita e rispettabile nel consesso delle nazioni.
    Quanto l’Italia di oggi sia unita e rispettabile nel consesso delle nazioni è sotto gli occhi di tutti.
    È fallito il primo Risorgimento, quello condotto contro la Chiesa e l’identità cattolica italiana. È fallito il secondo Risorgimento, quello fascista. È fallito pure il terzo Risorgimento, quello del compromesso storico fra “cattolici” liberali, laici e comunisti, che ha prodotto l’obbrobrio in cui oggi viviamo.
    Oggi l’Italia neanche esiste più, essendo divenuta colonia sottomessa a un’entità astratta e al contempo famelica e contro-natura come la UE. Eppure noi continuiamo a festeggiare il 25 aprile.
    Come dire… sempre più stupidi, ogni anno che passa. Sempre meno italiani, ogni anno che passa.
    Perché il vero italiano era quello figlio di 26 secoli di storia. Quello che si trovò i piemontesi a casa. Quello era il vero italiano. E oggi, italiano vero, è colui che è in grado di capire e ha la forza di dirlo che questa Italia, questa Repubblica, non ha quasi nulla della vera Italia. E che finché non restaureremo la vera Italia, il nostro destino sarà quello di andare sempre più allo sfascio generale.
    Ma, per usare una loro espressione… “un’altra Italia è possibile”. Non dimentichiamolo e lottiamo per questo.

    Titolo originale: Il significato del 25 aprile
    Fonte: Il giudizio cattolico, 25 aprile 2014
    Pubblicato su BastaBugie n. 347


    saluti
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    Edited by Nihil Obest - 1/5/2017, 07:37
     
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    ... mi raccomando, domani riempite le piazze e continuate a votare per chi, la sinistra, vi ha tolto tutto per darlo ai miliardari ...
     
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    Un articolo assolutamente interessante, lucido, da leggere.

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    CITAZIONE (marmari @ 25/4/2017, 09:21) 
    Un articolo assolutamente interessante, lucido, da leggere.

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    ... è la verità. Sacrosanta !!!
     
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    saluti
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    ... e, in nome della dittatura del 25 aprile antifascista, la esimia presidentA della Camera dei Deputati, signora Boldrini, vuole far chiudere i siti storici a lei sgraditi ...
    potenza della democrazia ...
     
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    ecco come, solo pochi giorni dopo la "liberazione" , si presentò la neonata "democrazia" italica; ogni anno, da 72 anno si "festeggiano" questi "valori"
     
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    ... propongo ...
    Anche quest’anno il 25 aprile è passato col suo strascico di celebrazioni miserabili e bugiarde. Celebrazioni sempre più di facciata e sempre più grottesche da quando sono diventate terreno di scontro interno e di polemiche feroci nel fronte degli altri, con reciproche scomuniche, invettive e aggressioni anche fisiche, sfociate alla fine nella aperta contrapposizione e nella organizzazione di manifestazioni separate. Del resto questa ricorrenza rappresenta sempre meno, se mai lo è stata, una festa di popolo o una festività unificante, ma è sempre più distante ed estranea allo spirito della gente comune e alla comprensione e alla conoscenza delle generazioni più giovani, ragione per cui, se non fosse ogni anno pompata con ossessiva faziosità dal potere, passerebbe del tutto inosservata nella coscienza collettiva. Solo un certo “antifascismo” si risveglia ogni anno in questa data per riaffermare caparbiamente la propria posizione lacerante e, anzi, quanto più ci si allontana nel tempo dall’epoca dei fatti tanto più l’ipocrisia e la sopraffazione, che ne accompagnano la rievocazione, divengono rancorose e vigliacche.

    Tutte le centrali del potere, gli intellettuali e i media, si mobilitano per esaltare l’artificioso simulacro di una liberazione, mai avvenuta, che ha coinciso con la sottomissione del Paese a eserciti stranieri, che vi si sono aperta la strada con bombardamenti terroristici, stupri di massa e l’umiliazione di un popolo e di uno Stato divenuti sudditi e colonia degli invasori. La democrazia ottenuta a prezzo del tradimento e della vergogna s’è trasformata, nel tempo, in qualcosa di sempre più retorico e distante dalla realtà, è divenuta puro rito e formalità, smentita da una politica che non corrisponde alle scelte del popolo ma che si impone con arroganza, manipolando le regole, che non opera per il bene comune e ignora i bisogni veri e i problemi dei cittadini. Ma, se si può cedere alla forza e subire l’arbitrio, non per questo ci si arrende o si accettano lezioni. Ci vogliono estranei e reietti, ma non ci avranno mai domati né sottomessi. Non ci vedranno rinnegare né scusarci, perché eravamo nel giusto e respingiamo con sdegno il loro giudizio.

    Coloro che esaltano la liberazione dalla dittatura sono gli stessi che sfornano leggi sempre più repressive, che chiedono sempre nuove censure, che vogliono vietare convegni, manifestazioni e persino onoranze funebri ai loro avversari, che impongono la loro lettura degli eventi e la loro propaganda nelle scuole e in ogni dove, che non tollerano il dissenso e perseguitano la stessa manifestazione di un pensiero alternativo con una protervia arrogante e provocatoria. A parti inverse, adottano gli stessi metodi repressivi di cui accusano il fascismo d’aver fatto uso a suo tempo, con l’aggravante data dalla disgustosa ipocrisia di volersi definire democratici. La loro democrazia ha lasciato morire impuniti decine di giovani assassinati negli anni di piombo. Oggi sta devastando un intero popolo, attuando una sostituzione etnica tra le più spregevoli e criminali, dietro il paravento di un umanitarismo ipocrita e viscido. Vi consideriamo nemici mortali e irriducibili. Continuate a celebrare, ma presto o tardi la festa finirà.

    Enrico Marino


    www.ereticamente.net/2017/04/maceri...ico-marino.html

    saluti
    Piero e famiglia
    ps: leggere anche questo
    http://www.ereticamente.net/2017/04/il-25-...ico-marino.html
     
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