"Caffè Zibaldone"

...una casa senza libri è una fortezza senza armi...

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    Così andò la vita di Giovan Battista Caviciòli, marinaio spezzino che il destino trasformò in uno dei più temuti pirati del Tirreno. Comandante del veloce Lanpo, corsaro di Napoleone e infine pirata in proprio sulle coste dell'Alto Tirreno con il nome di Bacicio do Tin. Dalla Spezia a Trafalgar, dalle coste africane alla Palmaria, dall'Atlantico alla Costa Azzurra corre veloce la vita del Bacicio tra navi e guerre, furti e amori, ricchezze e miserie. E corre sulle sue tracce uno strampalato biografo dei nostri giorni che, con cocciuta determinazione, cerca di scoprire dove si nasconde il tesoro del Bacicio...

    E' un libro che ho letto tempo fa. E' dedicato in particolare agli amici che bazzicano per La Spezia, visto che in buona parte si svolge lì e dintorni, con tanto di passaggi in dialetto.
    Lo svolgimento è su due piani, il marratore che ogni tanto spunta con la sua vita contemporanea e la storia di Bacicio, epoca napoleonica.
    Una lettura piacevole e divertente.
    Purtroppo non finisce bene, ma è molto godibile.
    Consigliabile veramente.

    E per finire, chiudo con "l'esclamazione attribuita, da storici minori, a Bacicio do Tin durante la battaglia di Trafalgar"

    S'i pàrta en belin dàe Indie
    i ssciòpa'n't'er cuo a me!

     
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    Quando John Lambert, membro della Compagnia dei Mercanti di seta, decide di maritare le due giovani figlie, non immagina certo la catena di eventi che sta per scatenare. Il giorno stesso del matrimonio, infatti, la bella Jane vola direttamente dalle braccia del marito a quelle del re Edoardo IV, di cui diventerà la favorita; mentre Isabel, che ha solo quattordici anni, si strugge per un cavaliere tormentato e misterioso incontrato la vigilia delle nozze. È il 1471, un periodo di guerre e fermenti sociali per Londra e l'intero Paese. La corona d'Inghilterra è sanguinosamente contesa tra il casato dei Lancaster e quello degli York, nelle piazze cadono le teste e nella City i sempre più numerosi imprenditori stentano a barcamenarsi tra clientela, debiti e commercio internazionale. La tessitura della seta, in particolare, è un monopolio gelosamente custodito dagli italiani, i cui interessi sono ferocemente protetti dai "lombardi", i banchieri loro connazionali residenti nella capitale. Isabel, cresciuta e ormai sola, ha coltivato l'istinto degli affari e concepito un piano ardito quanto pericoloso: importare in gran segreto strumenti e tecniche per produrre le preziose stoffe direttamente in Inghilterra. Ma per farlo ha bisogno di una copertura economica foltissima, che solo le casse del Re possono garantirle, e anche di protezione. Riesce dunque a ottenere, grazie all'influenza della sorella Jane, un'udienza a corte e proprio in quella circostanza s'imbatte nuovamente nel misterioso cavaliere.

    Scoperto casualmente nel mio ampio deposito di libri elettronici, mi ha piacevolmente colpito, conquistato fin dalle prime pagine. Letto in un battibaleno. Ero restiia a leggerlo, perchè credevo fosse un rosa, intriso di varie svenevolezze. Invece è uno storico. C'è si una segreta storia fra la protagonista e Riccardo duca di Gloucester, ossia il futuro re Riccardo terzo, ultimo re della casata degli York, il cui decesso concluse la guerra delle rose per consegnare il regno alla casata dei Tudor. Ma è ben collocato nella storia, fra gli intrighi di palazzo ed il mondo del commercio delle stoffe, con la lotta per il predominio nel mercato inglese, la vita dei lavoratori, in particolare delle setaiole.
    Un bel romanzo, molto godibile, con un finale che, dopo tante disgrazie, lascia un sorriso sulle labbra,
     
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    Con la naturale autorità degli antichi cantori epici, Alce Nero, vecchio stregone Sioux, ci conduce in questo libro attraverso le vicende della sua vita, nel periodo più tragico della storia del suo popolo: gli ultimi decenni dell’Ottocento, in cui i bianchi, i Wasichu, attirati dal «metallo giallo», distrussero in un lungo, feroce conflitto, ogni possibilità di sopravvivenza, come nazione, dei pellirosse, invano sospinti, alla fine delle loro speranze, da un’estrema fiammata messianica.
    Nell’estate del 1931, per giorni e giorni, seduto all’aperto tra una capanna di tronchi e una tenda sacra, alla presenza di alcuni vecchi compagni, Alce Nero raccontò i suoi ricordi a John Neihardt, appassionato rievocatore della storia del West.
    A nove anni, Alce Nero aveva avuto il segno della sua vocazione: improvvisamente gli si era rivelata la sua «visione di potere», un immenso teatro di immagini simboliche, che gli indicava la sua missione di guida per la rinascita dei Sioux. Da allora ogni fatto della vita di Alce Nero sarà vissuto in riferimento a quelle immagini, perché, secondo le credenze Sioux, la visione diviene operante solo se chi la ha avuta riesce a renderla visibile agli altri in cerimonie e fatti. Alce Nero tenta continuamente di «mettere in scena» la sua visione, ma ogni volta manca qualche cosa perché essa divenga realtà, e il destino precipita – e appunto in questo è la tragica intensità delle memorie del vecchio stregone.
    Con estrema semplicità e insieme con solenne tono cerimoniale, Alce Nero ripercorre le fasi della sua vita: la rivelazione religiosa della sua infanzia, le prime lotte con i bianchi, esseri incomprensibili e rapaci, fino alle rovinose ultime battaglie, descritte con potente respiro drammatico. Infine, come beffa finale, il viaggio in Europa, dove Alce Nero, diventato ormai una curiosità esotica per i bianchi, partecipa a uno spettacolo di circo con Buffalo Bill, e viene presentato alla regina Vittoria. Il mondo occidentale ci appare in pagine memorabili, come una enorme, continua allucinazione, una terra irreale e misteriosa, un incanto maligno da cui fuggire.
    Il racconto di Alce Nero ci obbliga a un rovesciamento di prospettive: i «cattivi pellirosse» della rudimentale epopea americana del West si rivelano portatori di una civiltà ricca e complessa, consapevoli della propria agonia, sprezzanti dei beni insidiosi che l’Occidente pretende di imporre loro. E soprattutto, nell’insieme del racconto, si staglia una fisionomia di irriducibile nobiltà: il narratore stesso, il vecchio stregone Alce Nero, lucido e desolato, eppure inflessibile nelle sue certezze.

    Personalmente, sono sempre stata dalla parte degli indiani. Questo è un classico, pari a seppelite il mio cuore a Wounded Knee. Si legge bene ed è illuminante. Storia, vera, non romanzo. Chi è appassionato alla storia dei "pellerossa" non può perderlo.
     
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    ... molto bene ... lo aggiungerò agli altri che trattano lo stesso tema già in mio possesso ; grazie Marina
     
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    Una email misteriosa avverte la giovane Biancaneve: la Regina, gelosa della popolarità della figliastra, ha deciso di farla uccidere... Inizia così un'avventurosa fiaba alla scoperta delle opportunità e delle insidie del mondo di internet, tra colpi di scena e nuove tecnologie. Uno specchio magico che somiglia molto a un tablet, un cacciatore dotato di GPS, sette nani che lavorano in una miniera di silicio, una chiavetta USB contenente un virus informatico, un sito internet che vende torte avvelenate... Ci sono tutti gli ingredienti della più classica delle fiabe, rivisitati in chiave contemporanea in un racconto ironico e avventuroso, per capire come funzionano gli strumenti tecnologici che usiamo ogni giorno e scoprire il bello e il brutto del mondo del web. Età di lettura: da 8 anni.

    Ma chi è Monica Marelli?

    Monica Marelli è nata a Milano nel 1968. Il suo grande amore è l’astronomia. Da piccola amava passare notti intere sul balcone di casa con un piccolo telescopio: riconoscere la costellazione di Orione o il Cigno era un’emozione bellissima. Certo, il cielo di Milano è un po’ avaro di stelle ma nelle sere particolarmente terse, lo spettacolo non è poi così male.
    Crescendo ha scelto la strada della fisica: prima a Milano, poi a Pavia, dove si laurea.
    È proprio durante la stesura della tesi che si accorge quanto sia bello scrivere di scienza: perché non farne una professione? Comincia con le riviste di divulgazione e prosegue con quelle femminili, dove descrive i prodotti di bellezza sotto una luce nuova: i mascara con i loro polimeri incurvanti, i nuovi rossetti lucidissimi grazie ai cristalli.
    Nel 2001 la Federchimica le conferisce il Premio per la divulgazione scientifica per un articolo dedicato alla molecola di fullerene.

    Io ho scoperto questo libro sistemando i libri che mi ha inviato un'amica. Era lì in mezzo, con questo strano titolo. Mi ha incuriosita e lo ho aperto.
    E' bellissimo! Molto illustrato, accattivante nella forma e nella scrittura, con riquadri di spiegazione "tecnica", ma formato bambino. Ho letto le recensioni e lo danno dall'ottimo all'eccellente. Amazon da come età otto anni, ma va bene anche oltre i dieci.
    Assolutamente consigliabile per chi vuole fare un regalino utile e piacevole ad un bambino.
     
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    Sicilia fine Ottocento. Costanza Safamita è l'unica figlia femmina di una ricca famiglia di proprietari terrieri, tanto amata e protetta dal padre, il barone Domenico, quanto rigettata dalla madre. Con la sua chioma di capelli rossi e il suo aspetto fisico quasi "di un'altra razza", cresce fra le persone di servizio, fra l'orgoglio paterno del sangue e le prospettive alquanto ridotte della vita in provincia. Sarà lei, per volere del padre, a ereditare le sostanze e il prestigio della famiglia. Affronterà la mondanità palermitana e una vita coniugale in equilibrio tra l'amore per il marito e l'impossibilità di abbandonarglisi, saprà affrontare i capimafia e contenere lo sfascio della famiglia, in un mondo arcaico e barbarico, fotografato nel momento della fine.

    Leggere la Agnello Hornby è sempre un piacere. Questo è il suo secondo libro e non sarà l'ultimo che propongo. La scrittura è scorrevole, colorita e molto precisa nel riportare usi ed eventi. Può creare qualche difficoltà il ricorso a tratti al dialetto, ma ormai, con Camilleri, ci siamo ampiamente abituati e non ci spaventano ne i "babasuni" e neppure i "babaluci".
    Molto consigliabile
     
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    Nana è un gatto randagio che vive di espedienti. Con la sua bizzarra coda a forma di sette è fiero della sua indipendenza. Ma un giorno ha un incidente. A salvarlo e a prendersi cura di lui è Satoru. Nana all'inizio non si fida, graffia e si ritrae. Non è abituato all'affetto degli uomini. Anche Satoru da tanto tempo non permette a qualcuno di avvicinarsi. Eppure capisce subito come far cambiare idea a Nana: un po' di cibo, una cuccia calda, qualche coccola furtiva. E tra i due nasce un'amicizia speciale che riempie la loro vita. Fino al giorno in cui Satoru deve trasferirsi e non può più occuparsi di Nana. È allora che i due decidono di fare un viaggio, su una vecchia station wagon color argento, per trovare un nuovo padrone tra le amicizie di Satoru. Tra filari di betulle bianche, peschi c canne di bambù, attraverso un Giappone pieno di colori, profumi e panorami dal fascino infinito, incontrano il migliore amico di Satoru da bambino, la prima donna che ha amato e poi perso e il suo compagno di scorribande delle medie. Ma nessuno di loro può prendersi cura di Nana. Sarà invece quest'ultimo ad arricchire le loro vite ricordando quali sono le cose importanti, quelle che regalano gioia e serenità. E quando il viaggio è quasi alla fine, il gatto e il suo padrone capiscono che non possono fare a meno l'uno dell'altro. E che, qualunque cosa accada, vogliono stare insieme. Nonostante tutto. Nonostante ci sia una verità che Satoru non ha il coraggio di dire a Nana. Eppure non ha più importanza. Perché il loro legame durerà per sempre.

    Un libro particolare. Alle prime battute pare per ragazzi. Il gatto che racconta parti di vicende dal suo punto di vista, il linguaggio semplice ed immediato fanno pensare ad un fantasy. Invece è una meditazione sulla vita, i rapporti umani, l'amicizia, il dolore, l'elaborazione del lutto, la morte. Insomma, l'esistenza. Inoltre porta il lettore in un mondo per noi lontano ed abbastanza estraneo: il Giappone, nel suo stile di vita, nei paesaggi.
    Non ha un lieto fine, ma stempera molto l'amarezza come solo gli orientali sanno fare. In Giappone ha avuto un successo strepitoso.
    Personalmente mi è piaciuto, l'ho letto in un baleno.
     
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    L'ultima promessa che Jo fa alla moglie è la più difficile da mantenere: un futuro migliore. Un futuro migliore per i loro figli sempre più persi in esistenze incolori. Ma Jo non sa da dove cominciare perché si è dedicato totalmente alla carriera a scapito di un vero legame con loro. Dopo averli riuniti tutti insieme nella loro casa in Bretagna, per la prima volta dopo anni guarda i suoi figli negli occhi e vede la malinconia di cui parlava sua moglie. Vede nello sguardo di Cyrian il rimpianto per un matrimonio che sembra basarsi ormai solo sulle convenzioni e per il mancato rapporto con sua figlia. Vede nell'apparente freddezza di Sarah e nella sua voglia di rimanere da sola una ferita del cuore che non si è mai rimarginata. Per tenere fede alla parola data, Jo deve aiutarli a credere di nuovo nell'amore e a non aver paura dei propri sentimenti. Deve riscoprire che cosa vuole dire essere un padre e tornare nelle loro vite provando a rimetterli sulla strada verso la felicità. Piano piano, grazie a lui, Cyrian scopre che in fondo è ancora innamorato della moglie e che per parlare con la figlia basta farle arrivare il proprio affetto. E Sarah non ha più paura di lasciarsi andare e affidarsi a qualcuno. Perché non c'è niente di più forte di quello che lega una famiglia per ritrovare sé stessi e non sentirsi più soli. Perché non è mai troppo tardi per regalare un sorriso che illumina il futuro di sfumature inaspettate.

    Ho iniziato a leggere questo libro per la copertina. Mi è piaciuta, la trama non mi dispiaceva, così ho iniziato a leggere. Alle prime pagine mi sono detta: "ma in cosa mi sono imbarcata?" visto che si apre con un funerale.
    Non è certamente un libro umoristico, ci sono passaggi abbastanza difficili, ma la scrittura è accattivante, incuriosisce, ti tiene sul filo. Tanto è vero che l'ho letto molto velocemente, non riuscivo a dire, bene, sono al punto, lo poso.
    Le tematiche sono impegnative, ma la scrittura è leggera e induce il lettore a capire e immedesimarsi.
    L'ho trovato gradevole.

    Brani di recensioni

    «In una straordinaria ambientazione bretone la storia di un uomo che è pronto a fare di tutto per regalare ai suoi figli il dono più importante: il sorriso e la fiducia nel futuro.»
    Ouest-France

    «In questo romanzo Lorraine Fouchet rivela la ricetta per la serenità: non chiudersi in sé stessi, aprirsi al mondo e agli altri. Perché le sorprese sono sempre dietro l’angolo.»
    El Mundo

    «Un romanzo per ritrovare la felicità.»
    Le Figaro Magazine
     
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    arton142627-0dbb5



    La regina irriverente è un romanzo di Carla Maria Russo pubblicato nel 2012 da PIEMME.

    Narra le vicende della giovanissima Eleonora d'Aquitania costretta a sposare a sedici anni il figlio del re di Francia.

    Aliénore ha quindici anni e, all'improvvisa morte del padre, eredita la corona di uno dei territori più ricchi d'Europa: il ducato d'Aquitania. È cresciuta alla scuola del nonno, il potentissimo Guglielmo il Trovatore, famoso per le stravaganze, gli eccessi e l'immoralità dei comportamenti, dal quale ha ereditato molti tratti, come la grande bellezza ma anche la spregiudicatezza e la sensualità. Come suo nonno, Alienore è colta, intelligente, determinata, ama la vita e sa goderne i piaceri. Ma, per imposizione del padre, è costretta a sposare Luigi, secondogenito del re di Francia, che ha diciassette anni, è cresciuto in convento, sotto le cure assidue di Sugero, abate di Saint Denis ed è animato da una religiosità profonda, quasi ossessiva. Mai coppia fu peggio assortita, almeno all'apparenza. La regina irriverente è la storia del loro matrimonio, tempestoso, sorprendente e animato da continui colpi di scena.

    Avevo già presentato precedentemente "La sposa normanna". Ecco un altro libro storico medievale di Carla Maria Russo.
    Come l'altro si legge di un fiato. Le vicende, sebbene romanzate e ben ricamate di descrizioni, sentimenti e dialoghi, sono storicamente autentiche.
    La scrittrice, nelle note dell'autore alla fine del romanzo, lascia ad intendete che potrebbe riprendere il personaggio per raccontarne la seconda parte della vita, poiché Aliénore diventerà regina d'Inghilterra e se il carattere del personaggio è stato descritto con un po' di fedeltà, credo che il resto della sua esistenza sia stato avventuroso quanto la prima parte.
    La figura di questa donna si fa amare e detestare, molto indipendente, molto sensuale e refrattaria alle norme ed alle convenzioni. Di intelligenza brillantissima e di grande coraggio e determinazione. Bellissima, tanto da indurre gli uomini a fare follie. Sembra sempre carnefice, ma più spesso è vittima.
    A me è puaciuto e lo consiglio.

    Con questa autrice ci rincontreremo.
     
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    Libro-_Galasso-frontespizio


    Angelo Siino, «pentito» eccellente e collaboratore di giustizia, dopo aver svelato nelle aule di tribunali i volti e i meccanismi del potere mafioso, racconta qui la sua vita attraverso la penna del suo storico avvocato, Alfredo Galasso. L'uomo conosciuto come il ministro dei Lavori Pubblici di Cosa Nostra, colui che per anni ha gestito da parte mafiosa l'affidamento di molti appalti, ci racconta in prima persona delle sue frequentazioni con i boss Provenzano, Riina, Brusca, Bontate, Ciancimino, e di come questi abbiano arbitrariamente gestito – o manipolato - tutti i gangli del potere alla loro portata. Ma il quadro offerto da Siino si allarga poi a comprendere i lati oscuri della trattattiva Stato-mafia e l'espansione degli interessi di Cosa Nostra nel Nord Italia, o quella che è stata piuttosto la discesa degli affaristi settentrionali nei meandri delle dinamiche mafiose. Dietro alla storia di un'organizzazione criminale ci sono storie di uomini che scelgono di farne parte: Siino ci guida anche nella quotidianità di Cosa Nostra, tra grandi manciate all'aperto e lunghi viaggi in macchina per portare a termine missioni segrete, fino a quei fortuiti incontri di paese che con poche parole paiono orchestrare i destini di una nazione. La testimonianza di Siino ci mostra dunque tanto il lato straordinario quanto quello per così dire ordinario del potere mafioso, rivelandoci che forse il suo aspetto più spaventoso sia proprio la percepita normalità di questo male che affligge sempre più tutta l'Italia.

    Si legge benissimo e da un quadro preciso di come sono andate e sono le cose. E non solo in Sicilia. Molto consigliabile.
     
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    ... perfetto, grazie Marina
     
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    La bastarda degli Sforza

    1463. In una Milano splendida e in subbuglio dopo l'ascesa al potere di Galeazzo Maria Sforza, tiranno crudele e spietato ma anche amante delle arti e della musica, nasce Caterina, figlia illegittima di Galeazzo, la quale fin da bambina dimostra qualità non comuni e uno spirito ribelle: impossibile imbrigliarla nell'educazione che sarebbe appropriata per una femmina, ama la caccia, la spada, la lotta. Una sola regola sua nonna Bianca Maria riesce a inculcarle nell'animo: la necessità, per una nobildonna, di pagare il privilegio della sua nascita accettando il proprio destino, qualunque esso sia, per il bene del casato cui appartiene, anche a costo di tradire la propria natura. Per questo, quando è costretta a nozze forzate per salvare il ducato da una pericolosa guerra scatenata dal papa Sisto IV, Caterina subisce il matrimonio e, con esso, gli orrori perpetrati dal marito, che si rivela tanto violento quanto pavido e imbelle. Quando però, dopo la morte improvvisa di Sisto IV, loro protettore, si troverà coinvolta in una serie di feroci scontri tra gruppi di potere e opposte fazioni, il suo palazzo assalito e distrutto, la vita sua e dei figli in gravissimo pericolo, ritroverà lo spirito battagliero e il coraggio indomabile di un tempo e combatterà come e meglio di un uomo, lasciando un segno così indelebile nella vita di chi la ama e di chi la odia da guadagnarsi l'appellativo di Tygre.

    I giorni dell'amore e della guerra

    1488. Caterina Sforza, vedova di Girolamo Riario, signora di Forlì e Imola, non è una donna come le altre. Lo sanno bene i grandi signori d'Italia, da Lorenzo Medici a Ludovico il Moro, al papa in persona, i quali ne cercano l'alleanza non solo per la posizione delle sue terre ma anche per l'ingegno di colei che le possiede.

    Nessuno può credere, quindi, ricordando Caterina, sola, dopo l'assassinio del marito, capace di sacrificare i suoi stessi figli per difendere la rocca di Ravaldino in cui si è asserragliata, che possa perdere forza e scaltrezza per colpa di un uomo.

    Proprio nei giorni della rischiosissima lotta contro i nemici che hanno ucciso Girolamo Riario, infatti, Caterina incontra un uomo capace di suscitare in lei una passione così impetuosa da distoglierla dai suoi doveri e dalla sua inflessibilità. Si chiama Giacomo Feo ed è uno stalliere, un individuo indegno di lei, del suo rango, anche solo del suo interesse.

    Ma la Tygre, fin da bambina, ha dimostrato a tutti di avere un carattere indomito e in quella storia clandestina e pericolosa si lascia condurre con lo stesso furore che l'ha sempre sostenuta in battaglia.

    Accecata dall'amore, non si rende conto che in molti tramano nell'ombra per privarla della reggenza sulla signoria di Forlì. Spetterà a Caterina scegliere tra la vita che crede di meritare e il ruolo per cui è nata. E non sarà una scelta facile.

    Attraverso le vicende di Caterina Sforza, Carla Maria Russo ci regala un affresco magistrale dell'Italia tardo-quattrocentesca, epoca di donne e uomini mai dimenticati: da Leonardo da Vinci a Ludovico Sforza, dai Borgia a Beatrice d'Este.

    La figura di Caterina Sforza è affascinante. Ce ne fossero state più tante di donne così!
    Carla Maria Russo, sicuramente, è molto fedele nell'esposizione degli eventi storici. Naturalmente è un romanzo, quindi, pur raccontando ciò che storicamente è successo, ha aggiunto dialoghi e situazioni di propria fantasia.
    Scrive sempre di donne ed è giusto, un po' perché le figure femminili sono, solitamente, molto meno conosciute e poi, da donna, le è più facile capire la psicologia del personaggio ed esporla in modo che sembri lì, vivo e presente, a raccontare la propria vita ed i propri pensieri.
    Io li ho letti in un baleno. Meglio il primo del secondo.
     
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    ... la storia romanzata è molto valida; me li segno, grazie Marina
     
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    "ACAB". All Cops Are Bastards. Il refrain di un celebre motivo skin anni Settanta diventa richiamo universale alla guerra nelle città, nelle strade. Michelangelo, "Drago" e "lo Sciatto" sono tre "celerini bastardi". Sono odiati e hanno imparato a odiare. Basta leggere l'impressionante e inedita chat del loro reparto per capirlo. Cresciuti nel culto della destra fascista, si scoprono disillusi al termine di una parabola di violenza che è la loro "educazione sentimentale". Nella narrazione di Bonini si svela, attraverso l'occhio e il linguaggio degli "sbirri" e una lunga inchiesta sul campo, la trama occulta dei più sconcertanti episodi di violenza urbana accaduti in Italia negli ultimi due anni. Che collega in un ritmo serrato e una scrittura emozionante episodi accaduti in tempi e luoghi diversi come l'assalto militare degli ultras a una caserma di Roma e la caccia al romeno nelle periferie, i Cpt per immigrati clandestini e gli scontri della discarica di Pianura. La catena dell'odio e delle impunità.

    Un romanzo duro che poggia le basi su veri avvenimenti e documentazioni giudiziarie. La trama si inserisce fortemente nella realtà più cruda.
    È un libro che non avrei mai letto se non mi fosse stato suggerito da mio marito, del cui giudizio ho totale fiducia.
    È stato una rivelazione. Scritto molto bene, si legge in un fiato. Certo lascia un bel po' di amaro in bocca.
     
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    Mi chiamo Eleanor Oliphant e sto bene, anzi: benissimo. Non bado agli altri. So che spesso mi fissano, sussurrano, girano la testa quando passo. Forse è perché io dico sempre quello che penso. Ma io sorrido, perché sto bene così. Ho quasi trent'anni e da nove lavoro nello stesso ufficio. In pausa pranzo faccio le parole crociate, la mia passione. Poi torno alla mia scrivania e mi prendo cura di Polly, la mia piantina: lei ha bisogno di me, e io non ho bisogno di nient'altro. Perché da sola sto bene. Solo il mercoledì mi inquieta, perché è il giorno in cui arriva la telefonata dalla prigione. Da mia madre. Dopo, quando chiudo la chiamata, mi accorgo di sfiorare la cicatrice che ho sul volto e ogni cosa mi sembra diversa. Ma non dura molto, perché io non lo permetto. E se me lo chiedete, infatti, io sto bene. Anzi, benissimo. O così credevo, fino a oggi. Perché oggi è successa una cosa nuova. Qualcuno mi ha rivolto un gesto gentile. Il primo della mia vita. E questo ha cambiato ogni cosa. D'improvviso, ho scoperto che il mondo segue delle regole che non conosco. Che gli altri non hanno le mie stesse paure, e non cercano a ogni istante di dimenticare il passato. Forse il «tutto» che credevo di avere è precisamente tutto ciò che mi manca. E forse è ora di imparare davvero a stare bene.

    Dalla seconda/terza di copertina
    Gail Honeyman è nata e cresciuta in Scozia, ora vive a Glasgow, e fin dai tempi della scuola la scrittura per lei non è stata solo un’attitudine ma anche un sogno. Un sogno che ha alimentato e custodito per anni. Un sogno che è diventato progetto che ha pian piano coltivato e a cui ha dedicato tutto il suo tempo: dalle pause pranzo alle notti di ispirazione. Quel progetto è Eleanor Oliphant sta benissimo che oggi è un caso editoriale eccezionale, un bestseller venduto in 35 paesi, selezionato per numerosi premi letterari e tra gli esordi dell’anno per l’Observer.

    Dalla quarta di copertina
    Una protagonista vicina a ciascuno di noi, perché incarna tutto quello che non abbiamo il coraggio di fare o dire. Una storia di resilienza, di forza, di dolore e di speranza.

    Recensione di altri
    Un libro che secondo la stampa internazionale più autorevole rimarrà negli annali della letteratura. Un romanzo che per i librai è raro come solo le grandi opere possono essere. In corso di pubblicazione in 35 paesi è da più di un anno in vetta alle classifiche in Inghilterra. Ha vinto il Costa First Novel Award e presto diventerà un film. Una protagonista in cui tutti possono riconoscersi. Una storia di resilienza, di forza, di dolore, di speranza. Un grande romanzo con una grande anima.

    Subito ho fatto fatica ad entrare nella trama. Questa donna così strana, con un passato nebuloso e con comportamenti al limite del normale. Poi è stata proprio lei ad entrare nella testa e a mostrare il mondo dal suo punto di visuale.
    Un libro che affronta problemi pesanti in maniera lieve, una narrazione accattivante, ironica. Bello. Alla fine sarà difficile dimenticare la signorina Oliphant.
     
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146 replies since 4/10/2014, 20:36   993 views
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