"Caffè Zibaldone"

Votes taken by Nihil Obest

  1. .
    ...li faccio subito vedere a mia moglie, grazie mille
    saluti
    Piero e famiglia
  2. .
    CITAZIONE (..Bruzio.. @ 3/6/2016, 07:29) 

    ..ieri la propaganda non ha dato tregua...pellicole a gogò sui "cattivi" e miele sparso sui buoni
    saluti
    Piero e famiglia
  3. .
    salve
    nel panorama politico italiano, questo è l'unico movimento che parla chiaro e che dice (e attua) parole e fatti ispirati dal più normale buon senso.
    Correttamente devo dire che non mi riconosco in tutto quanto professano e che difficilmente potrò votarli ma almeno loro non contano "musse"

    saluti
    Piero e famiglia
  4. .
    ...egregia iniziativa Alya* :emoticon_hands_clapping:
    saluti
    Piero e famiglia
  5. .

    E’ calata la sera, il vento scende freddo dai Fontanini, luogo arcaico, meta delle mie corse, delle mie passeggiate, regno incontrastato della poiana che mi accompagna nelle mie peregrinazioni collinari, i bambini dormono, felici e stanchi, il respiro è regolare, sorridono. Sognano.
    Mia moglie è fuori con sua sorella, sua unica amica e, un’altra ragazza, sono a teatro, a vedere un tale che si chiama Fiorello. Donna dalla tempra forte, casalinga, madre, moglie, infermiera, psicologa, maestra, contadina, spaccalegna, con tanti crucci ma, con mille risorse: in salute ed in malattia, in ricchezza e in povertà, nella buona e nella cattiva sorte.
    Dopo una mattinata trascorsa nella “burocrazia” delle spese necessarie per la sopravvivenza, dopo pranzo, dopo i compiti, l’invito ad un compleanno di una bimba di due anni, anima il pomeriggio. Sole, pioggia, vento. Come Giove Pluvio si placa, partiamo a piedi e, con moglie, figli e nipote ci incamminiamo in mezzo ai sentieri, agli orti con fave e piselli, allineati e coperti, come soldati del “700”, pronti all’assalto, in un accecante bianco dei fiori di ciliegio, nello splendore dei fiori lattei, screziati di porpora, del melo, nel fuxia intenso dei ciliegi ornamentali giapponesi. Scappano, corrono, non ubbidiscono, i bimbi, ma, non li rimproveri, perché se le tue ginocchia non crocchiassero e i tuoi tendini non bruciassero, tu, saresti con loro. I muretti a secco, invasi dalle erbacce, dall’abbandono, dal malgoverno e dalla miopia schiava del modernismo, sono lì, testimoni di una civiltà, che non vuole morire e, che presto, dovrà tornare. Edicole dedicate alla Madonna, case padronali abbandonate, con impalcature da restauro, ci accompagnano sul sentiero, rinfrancandoci la vista e l’anima insieme alle orchidee selvatiche, sparse in gran numero.
    Dopo la festa ed il taglio della torta, fai, a ritroso, lo stesso viottolo, torni al nido, spacchi la legna, accendi la cucina economica e, prepari il desco.
    Con i bimbi, guardi, per l’esima volta, un film a cartoni animati, che parla di onore, di gloria, di sconfitta, di amore, di speranza.
    Poi le preghiere, il lettone, il meritato riposo.
    E’ calata la sera, il vento cala freddo dai Fontanini, la stufa ronfa…………

    saluti
    Piero e famiglia

    Edited by Nihil Obest - 27/6/2016, 11:29
  6. .
    salve
    leggege e divulgare

    Nell’ambito della deriva postmoderna transumana, un posto importante è occupato dalla teoria del genere – “gender” in inglese, la quale, attraverso una torsione ideologica e semantica afferma una distinzione sofistica tra sesso come biologia e genere come scelta; ciò impone, all’interno del paradigma scientista, una nuova genetica, anzi eugenetica, perché le tecniche relative alla procreazione assistita sono il filo d’acciaio che lega teorizzazioni, scoperte scientifiche e lucrosi affari.
    La teoria del genere afferma qualcosa di enorme e di totalmente nuovo, perché attiene all’identità stessa dell’essere umano nel suo “dimorfismo” ( duplice forma) femminile/maschile, da sempre riconosciuto come naturale.
    Essa asserisce che sesso e genere sono due concetti del tutto distinti, l’uno attenendo – il sesso- alla sfera della pura morfologia, l’altro – il genere , ad una appartenenza acquisita per scelta soggettiva e culturale.
    Dio creò l’uomo a sua immagine “maschio e femmina li creò” (Bibbia- Genesi v. 27) .
    Secondo la nuova ideologia “gender”, così non è, e la sfida che ne nasce è il più grande pericolo per l’umanità contemporanea, come intuì ed affermò il papa Benedetto XVI.
    Un’ ideologia che avanza nel deserto del liberismo mondialista, armata dei cascami del marxismo nella sua forma “francofortese” ed individualista (Marcuse, Wilhelm Reich) e della psicanalisi freudiana più estrema, unitamente a settori importanti del pensiero scientifico .
    Umberto Veronesi: “L’amore omosessuale è quello più puro, perché non è legato alla procreazione ” .
    La procreazione è forse impura ?
    Si sta gradualmente introducendo una visione dell’uomo che corrode e devasta i fondamenti della persona umana come tale. Non è di condotte individuali che stiamo discutendo. In pericolo è la persona umana, poiché si vanno ridefinendo artificialmente i vissuti umani fondamentali: il rapporto uomo donna, la maternità e la paternità, i diritti e la dignità dei bambini.
    Lo sganciamento dell’uomo dalla natura è il vero obiettivo: dopo aver separato il sesso dalla procreazione- pillola, contraccezione – si vuole adesso separare la procreazione dal sesso – uteri in affitto, fecondazione in provetta.
    L’umanità derubricata a zootecnia d’allevamento industriale , come suini e bovini, dietro l’apparenza dell’emancipazione.
    Avanza assistito dalla tecnica e non può essere compreso senza parlare anche di aborto seriale, eutanasia ( o fine vita, che è il nuovo nome della morte ) , medicina genetica ,biochimica, infine di affarismo legato alle scoperte.
    Le nuove parole sono di per sé interessanti : fine vita, genere al posto di sesso. Qui c’ è il nucleo di tutta la costruzione teorica.
    Secondo l’ideologia gender le differenze sessuali tra maschio e femmina sarebbero dunque semplice morfologia modificabile e nella sostanza non avrebbero alcuna importanza.
    In base a questo punto di vista la distinzione maschile/femminile avrebbe una valenza eminentemente culturale.
    Gli uomini sarebbero tali solo perché educati da uomini, le donne sarebbero tali perché educate da donne. Una bomba atomica.
    Dobbiamo allora comprendere perché si voglia intervenire e rimodellare l’immagine stessa, e la percezione di sé dell’umanità ed imporre una concezione della sessualità ideologica ed avulsa da qualunque retaggio naturale. Un processo, che nelle sue forme estreme, pare destinato a sfociare nel modello di un uomo artificiale, riplasmato nella trasmutazione di tutti i valori.
    Esiste una regia, un disegno, o almeno un indirizzo potente ed unitario in questa operazione transumana che sta infettando tutto l’Occidente e sta determinando, insieme a legislazioni orientate- matrimonio omosessuale, adozioni gay, legalizzazione della tecniche riproduttive di laboratorio – un “trasbordo ideologico inavvertito” in milioni di persone, ossia un inconsapevole cambiamento di idee e giudizi.
    La degenerazione della sessualità è sintomo di un malessere epocale, e nasce dallo spirito del ’68, la rivoluzione dei costumi nata per disintegrare tutto ciò che rappresentava il padre e l’autorità, e finita in un trionfo del nuovo capitalismo, divenuto libertario per calcolo.
    Quella che noi chiamiamo europea, o cristiana , è una civiltà che ha origine da una scoperta decisiva fatta dal popolo ebraico, quella dell’esistenza di un Dio unico, alleato del suo popolo.
    E’ Dio stesso a dare a Mosè la legge, le tavole dei Dieci Comandamenti, sul Monte Sinai, durante il viaggio di ritorno dalla cattività egizia, XIII secoli prima di Cristo.
    E’ la data di nascita della nostra civiltà, e i comandamenti sono ancora lì, a esprimere la legge naturale che proviene da Dio e dall’alleanza, iscritta nel cuore dell’uomo e conoscibile attraverso la ragione, caratteristica dell’uomo, creatura morale.
    Prescrivono, tra l’altro, di onorare il padre e la madre, e di non desiderare la donna d’altri. .
    L’omosessualismoè l’epifenomeno dell’ideologia del gender, ovvero della contestazione dell’idea biblica che Dio “maschio e femmina li creò”, poiché, rovesciando la prescrizione di Nietzsche, non si diventa ciò che si è, ma si è ciò che si vuol diventare per scelta culturale, ambientale, individuale, con l’aiuto del dominio tecnoscientifico.
    Chi dovrebbe reagire, in primis la Chiesa cattolica, depositaria di una sapienza bimillenaria, spesso balbetta e talora la dice grossa, come l’ attuale vescovo di Roma cheha pronunciato l’improvvida ed incredibile frase “chi sono io per giudicare ?”, stendardo e suggello del relativismo morale e della dittatura dell’ “io e delle sue voglie “, come le definì Papa Ratzinger .
    Le nostre radici intellettuali si riallacciano alla concezione di universo finalizzato, soggetto al dominio di Dio. Il popolo ebraico capì che il suo Dio era onnipotente, onnisciente, autore della legge e delle condizioni della giustizia.
    Comprese che egli vegliava sul suo popolo e che gli conferiva una natura ed uno statuto morale.
    In cambio, Israele era obbligato a salvaguardare la legge ed a soffrirne le conseguenze qualora non l’avesse fatto.
    Ma la legge morale non è fatta per adattarsi a ogni nuovo orientamento, per definizione non è manipolabile e si erge implacabile contro ogni arrogante pretesa ideologica.
    Concetti che passarono poi in Grecia, nell’idea della legge temperata dalla prudenza (phrònesis) , con il principio della cittadinanza, delle libertà ad essa connesse e nella tensione verso la trascendenza.
    Viene in mente il grandioso quadro di Raffaello “La scuola di Atene”, con Platone che indica il cielo ed Aristotele che richiama alla terra.
    Poi venne Roma, con il suo impero che veicolò la civiltà classica ed incorporò il cristianesimo, e con il suo grande lascito, il diritto romano, ius civile, ma anche ius naturale.
    Fu merito del diritto naturale se il corpo di leggi di una piccola comunità contadina che si fece Roma divenne legge universale della civiltà .
    Diritto naturale può essere definito un insieme più o meno compatto di regole per l’azione, prescritto da un’autorità superiore allo stato politico.
    Queste regole si ritiene derivino dai comandamenti divini, dalla natura dell’uomo e dalla lunga esperienza comunitaria del genere umano.
    Leggi peculiari all’uomo, giacché solo l’uomo sulla Terra è l’essere razionale.
    La validità delle leggi umane “positive” è dunque la loro conformità alla ragione, architrave di ogni ordine sociale che sia anche, ed innanzitutto, ordine dell’anima.
    “Vi è certo una vera legge, la retta ragione conforme a natura, diffusa tra tutti, costante, eterna”.
    ( Marco Tullio Cicerone)
    E quando le leggi civili contraddicono la legge naturale, non sono più leggi, ma simulacri cui si deve disobbedire, queste furono le ispirate parole pronunciate da Benedetto XVI dinanzi al Parlamento tedesco, a testimonianza che la verità viene prima anche della libertà..
    Nella nostra epoca, in cui a Dio si è sostituto Io e la volontà di potenza si fa sete di dominio sulla natura, l’uomo rovescia un’altra profezia di Nietzsche, e diventa una corda tesa al contrario, tra l’Oltreuomo e la Bestia.



    In questo panorama zoologico, fatto di uteri in affitto – inevitabilmente di giovani donne povere – per “covare” le ovaie delle signore borghesi , lesbiche e non , fecondati con gli esiti di masturbazioni di pseudo padri venditori di seme , o di invertiti desiderosi di progenie, davvero non stupisce che si inventino nuove parole , formule “pret-a-porter” , per distrarre, stupire, sviare, rendere normale ciò che normale non è .

    Eutanasia, o fine vita diventano sinonimo di soppressione dei malati, degli anziani e degli sgraditi: in Olanda, prima classificata in materia sino al recente lugubre sorpasso del Belgio, le campagne pro- eutanasia furono largamente finanziate dalle assicurazioni sanitarie e da quelle sulla vita.



    Matrimonio per tutti è la formula usata dalla Francia ( l’esprit de finesse non mente !) per giustificare davanti ad un’opinione pubblica riottosa la legalizzazione del matrimonio omosessuale.



    Che le parole contino molto, in questa partita mortale tra umanità e forze infere, lo dimostra lo stesso lemma inglese – l’anglo americano è la lingua delle magnifiche sorti e progressive – gay, gaio, felice, che ha ormai sostituito le più oneste definizioni omosessuale, invertito, pederasta.

    Anche omofobia, questa nuova parolona passepartout, non va sottovalutata.

    Significa, letteralmente, paura dell’uguale, fobia equivale a malattia, ma viene declinata come odio verso l’ omosessuale.



    C’è tuttavia una crepa nel nuovo termine, la fenditura che lo smaschera : paura dell’uguale.

    Ecco la chiave di lettura : la promozione ed imposizione della neo- cultura dell’identico, la rimozione forzata ed autoritaria delle differenze e persino della semplice constatazione della loro esistenza.

    Massificazione , reificazione (riduzione a cosa) dell’altro essere umano da parte di ciascuno.

    Ogni IO si trova ad essere un semplice volto nella massa per tutti i suoi simili.

    Ognuno diventa mezzo per l’altro, mai fine, senza la possibilità di scegliere, giudicare, valutare.

    Ma ogni morale è soprattutto selezione dei fini.



    Di fatto, si realizza nell’identico – obiettivo finale – una collettivizzazione totalitaria e degradante, descritta magistralmente in una frase che Stanley Kubrick mette in bocca al sergente Hartman del film Full Metal Jacket “Qui vige l’uguaglianza, non conta un cazzo nessuno !”

    E’ la nuda moltitudine teorizzata da Toni Negri , amorfa e spersonalizzata come l’impero capitalistico.

    Una legge colpirà anche in Italia i reprobi “omofobi” , equiparando alla discriminazione razziale .

    Viene evocata in una nuova veste la bestia immonda, da sanzionare penalmente come reato d’opinione , di leso pensiero, dalla psicopolizia democratica, attraverso la legge Mancino.



    Le nuove superstizioni sono quelle scientifiche e tecnocratiche, utili alla conservazione del potere nelle mani di élite interessate ad assumere il controllo profondo degli individui ed il dominio sulla vita, anche attraverso le tecniche di trasmissione della vita ed il loro sfruttamento economico.Tutto si tiene, nell’ideologia transumana .

    E poiché secondo il nuovo gaio evangelo si deve chiamare genitore 1 la madre ( o chi per essa) e genitore 2 il padre ( o chi per esso) , forse sarà politicamente corretto chiamare genitore bovino 1 la mucca e genitore bovino 2 il toro, dei vitelli generati negli allevamenti per inseminazione artificiale.



    Attendiamo però che ci spieghino come mai, quando gatti, delfini e galline si accoppiano, il maschio penetri o fecondi la femmina ed in questo modo abbia inizio una nuova vita.

    Viene spontaneo chiedere ai teorici della nuova sessualità , che tipo di stimolo culturale sia all’origine di tale sorpassato metodo di accoppiamento, grazie al quale la vita è stata conservata e tramandata nei millenni.

    E’ sin troppo facile replicare ai teorici del gender che presso tutte le specie, ed anche presso gli umani, il primo compito dei viventi è la riproduzione e , per noi, la conservazione biologica della comunità cui apparteniamo.

    Il Vecchio Testamento non fa che registrare quest’evidenza, citando minutamente le varie generazioni che si sono succedute nelle comunità abramitiche , ed afferma (Levitico 18/22) “Con un uomo non avrai rapporti come si hanno con una donna. E’ un abominio”.



    Inoltre, l’omosessualismo ideologico è un fenomeno soprattutto maschile, ed è un aspetto di quell’odio per il genere uomo visto e pensato come dominio e violenza che la parte più estrema del femminismo ha trasmesso, vorrei dire inoculato, ad altre subculture eversive, come frange marxiste, freudismo, libertarismo anarcoide. Penso al ruolo di personalità come Judit Butler.

    Quest’uomo devirilizzato, debole ed incerto è il simbolo opaco del nostro tempo, e della distruzione metodica, tenace, sistematica della figura paterna..

    Ruolo “dimorfico”, complementare a quello materno, simbolo della legge, della trasmissione dei valori comuni, della tensione verso l’alto, di un ordine in qualche modo morale ed apollineo.



    Un progetto di portata enorme, il gender, un sommovimento tellurico che l’antropologo professore Antonio Marazzi ha definito come “operazione di rivolgere a se stesso (essere umano) le capacità acquisite per modificare le proprie dotazioni naturali, per giungere infine a sostituirsi alla compiuta evoluzione naturale, per proseguirne il corso a proprio arbitrio secondo autonome finalità “



    In questa prospettiva, non più inconfessata, va cercata una delle ragioni dell’afflato che lega i poteri forti del mondo all’ideologia del genere, ultima utopia di una modernità vecchia ed incurabile.

    Un’ideologia che tende a giustificare ogni manipolazione della natura, nella misura in cui nega l’esistenza di qualsiasi ordine naturale e ribalta le acquisizioni dell’umana civiltà.



    Dobbiamo quindi comprendere perché si voglia ridisegnare l’immagine dell’uomo.

    Legislazioni antiumane, cui è legittimo , necessario e doveroso opporsi, contrapponendovi natura e senso comune. Abbiamo bisogno di informazione, conoscenza, controcultura, chiarezza di idee. Senza, siamo perduti e perdenti.



    Intanto viene indotta una nuova visione del mondo totalmente costruita in laboratorio, una culturalizzazione esplicita del corpo per sottrarlo a quanto rimane della sua condizione naturale, un processo destinato a sfociare nel modello di un uomo artificiale, con l’imposizione, fin dall’infanzia, di una nuova sessualità ideologica.

    Si teorizzache oltre a maschio e femmina ci sarebbero un numero indefinito di altri generi, o meglio di “ orientamenti sessuali”- ventitré, dicono, tra cui l’omosessualità, il lesbismo, la bisessualità, la transessualità sino alla pedofilia; generi/orientamenti definiti normalissimi come la vecchia , cara eterosessualità, che noi continueremo a chiamare normalità.

    Questa torbida ideologia viene promossa, diffusa, sovvenzionata in tutto l’Occidente da un vastissimo fronte.

    Il braccio militante sono i movimenti gay ed omosessualisti, come l’italiana Arcigay.

    Questi gruppi, largamente minoritari e squattrinati , hanno ora acquisito un enorme potere e visto affluire grandi finanziamenti pubblici e privati da parte di lobby di altissimo livello. Perché ?



    Noi affermiamo che l’ideologia del genere è l’ideale cavallo di Troia per manipolare e sradicare la natura intima e la struttura morale dell’uomo a fini di dominio e di trasformazione dell’umanità in qualcos’altro (transumanesimo).

    Si fa largo il mondo descritto dall’acronimo LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali) cui è talora aggiunta la lettera Q di “queer” – strano, bizzarro, in inglese, copertura di altre “identità di genere”, tra cui cito drag queen, drag king, sino all’incredibile genere X , indefinito, ma degno di protezione giuridica.



    Il padre ufficiale di questa ideologia – o meglio il genitore 1 – è uno psichiatra americano morto nel 2006, John Money.

    Il suo sogno era una sorta di democrazia sessuale – essendo l’identità relativa duttile e malleabile in quanto prodotta dalla società ( da tutte le società conosciute, peraltro..) – in cui ogni rapporto sessuale, compresa la pedofilia, è ammesso e legalizzato.

    Arrivò ad intervenire chirurgicamente su maschietti che avevano peni di ridotte dimensioni, trasformandoli fisicamente in bambine, allo scopo di dimostrare che l’identità sessuale è una sovrastruttura culturale.

    Piccole vite rovinate irrimediabilmente sull’altare delle panzane di questo folle dottor Stranamore.



    Eppure, ha fatto scuola, giacché la pedofilia, che la psichiatria ha sempre trattato come malattia, è oggi definita “ orientamento sessuale”.

    La potentissima casta degli psichiatri americani aggiorna periodicamente il manuale DSM, prontuario di psichiatria diffuso in tutto il mondo, ed ha ultimamente distinto tra pedofilia ed atto pedofilo, considerando disordinato solo l’atto sessuale consumato. Una distinzione di cartavelina.

    Il desiderio sessuale rivolto ai bambini è un semplice orientamento, si legge nell’ultima edizione del DSM.

    E’ sin troppo agevole , in materia, ricordare i formidabili interessi economici dell’industria farmaceutica .



    Un solo esempio di medicalizzazione della vita sin dall’infanzia: milioni di bambini vivaci- americani ed europei- vengono trattati con il Ritalin, che è un amfetaminicocon elevate probabilità di dipendenza.



    La pedofilia, dunque, secondo la nuova vulgata, sarebbe un’opzione tra le tante, un orientamento come un altro, e non un atto abominevole a danno di bimbi ? Vedrete, prima o poi passerà, ci riusciranno.

    Qualcuno, intanto, mette denaro, e molto, quindi l’ideologia di genere non sorge da uno slancio, o da un’esigenza della tanto carezzata società civile, ma più concretamente da laboratori intellettuali ben riforniti di dollari dalle più grandi entità della Terra.



    Uno è il miliardario Soros, quello che attaccò in Borsa la lira, il quale ha costituito un circolo di magnati – si chiama The Good Society ( la buona società, le solite parole invertite intuite da George Orwell, tipo “la verità è menzogna”) con cui finanzia attivamente le organizzazioni gay.

    Non mancano, tra i generosi contribuenti della causa, Bill Gates di Microsoft ed il patron di Amazon, quelli dei libri elettronici, la Fondazione Rockefeller, una famiglia che non manca mai all’appello, i Ford ed il Goldman Fund della più potente banca ebraica d’affari del mondo, che ha elargito due milioni di dollari.

    Anzi, a proposito di Goldman & Sachs, e di JP Morgan, concorrente e gemella, i loro presidenti, di solito riservatissimi e silenziosi, hanno pubblicamente lodato il matrimonio omosessuale, affermando testualmente che “ è una cosa buona per la nostra società ed i clienti “ ed addirittura “l’uguaglianza nel matrimonio riduce gli oneri e le sfide a carico dei dipendenti e porterà alla costituzione di attività imprenditoriali di successo.”



    Tra i filantropi pro-gay si annoverano anche Kodak, Pepsi, Toyota, Nike, Apple, Xerox, IBM, Chrysler ( toh, la Fiat), DeutscheBank – quelli che hanno svenduto i nostri BOT per far salire a 600 il mitico “ spread”, Citygroup, la Fondazione Playboy – veterana del settore- EstééLauder, e questo si capisce di più, profumi e rossetti.Denaro, tanto, a fondo perduto alla causa omosessuale.

    Lo scopo resta l’omologazione globale: cancellare le diversità, demolire tutte le identità sociali, religiose, politiche, culturali, nazionali ed ovviamente sessuali.



    L’esito finale sarà la completa estirpazione del senso di identità interiore del genere umano, la lacerazione dell’anima e la ricollocazione di una nuova pseudo anima artificiale nel vuoto così provocato.

    Il passaggio intermedio è in corso edè la distruzione del concetto di famiglia, perché questa strana, radicata istituzione è un ostacolo enorme ai loro piani.

    Un uomo solitario e privo di valori, schiavo delle pulsioni , privato di radici, è in balia degli eventi, manipolabile a piacimento come consumatore e come cittadino.

    Intanto, il sistema di intrattenimento industrial-mediatico diffonde incessantemente l’immagine di un essere umano ibrido, il concetto di differenza naturale tra i sessi viene minimizzato o ridicolizzato, tra donne armate e violente e ometti al pannolino, ed ogni obiezione è rimossa o demonizzata come discriminatoria.



    L’agenda politica di questa parte di mondo viene riscritta, con la priorità del “gender”, da imporre mediante leggi ad hoc, riprogrammazione dei corsi scolastici, sanzioni penali agli oppositori e persino attraverso la rielaborazione del linguaggio comune, che bolla come sessiste o discriminatorie espressioni arcaiche e immemorabili, quali mamma e papà o donna incinta.



    Un’organizzazione che gode dello status di consulente speciale dell’ONU, Gherush92, senza timore del ridicolo ha chiesto, attraverso la propria rappresentante italiana , di togliere dai programmi scolastici la Divina Commedia, vertice della letteratura mondiale, in quanto islamofoba – Maometto sta all’inferno – antisemita, offende Giuda e, orrore massimo, perché mette all’indice i sodomiti che ebbero rapporti “contro natura”, ohibò, anche loro condannati all’Inferno.

    “Siete voi qui,Ser Brunetto?”, chiede Dante a Brunetto Latini, brillante intellettuale che pure era stato suo maestro.



    Anche l’ Organizzazione Mondiale della Sanità si occupa da qualche anno dello sviluppo sessuale dei bambini europei.

    Ecco il suo programma, tratto da un documento ufficiale.Da 0 a 4 anni; si prescrive l’apprendimento “del godimento e piacere quando giochiamo con il nostro corpo, la scoperta del corpo e dei genitali ”. Onanismo della prima infanzia.Sempre da 0 a 4 anni, è l’età ideale per “esprimere i bisogni, i desideri e i limiti, ad esempio nel gioco del dottore” e per “consolidare l’identità di genere” Piccoli Platinette crescono.

    Da 4 a 6 anni è il momento giusto per la masturbazione e si può tranquillamente parlare di argomenti inerenti la sessualità, ma anche di amicizia e amore “verso persone dello stesso sesso”.

    Una perfetta società, invertita dall’asilo.

    Da 6 a 9 anni si è pronti per difendere e conoscere” i diritti sessuali di bambini e bambine”.

    Da 9 a 12 anni – era ora – si dovrà “sapere tutto sulla riproduzione e pianificazione familiare” – provette, siringhe, o il vecchio metodo ?- oltreché sui “diversi tipi di contraccettivi e sui rischi e conseguenze del sesso non protetto”.



    La gravidanza come spauracchio ! Meno male che è sul mercato l’utero in affitto , se proprio non si può fare a meno di un moccioso tra i piedi.Non è fantascienza, incubo notturno, o scenario apocalittico.

    E’ l ’Organizzazione Mondiale della Sanità, pagata anche con le tasse degli italiani.



    Contemporaneamente, lavorano con lena per modificare noi e creare l’uomo nuovo attraverso cinema, televisioni, giornali, pubblicità mirata. Lavorano sui tempi lunghi , sui costumi , ma hanno fatto molta strada.

    Veicolano i nuovi modelli para-culturali, famiglie allargate, gay buoni e generosi, “normali” cattivi egoisti ed ignoranti e così via, dai cartoni animati alle soap opera ai romanzi a larga tiratura.

    Ma quando ci sono di mezzo i bambini, quindi il futuro, bisogna essere intransigenti, addirittura feroci nella risposta.



    Occorre allora ripetere fino allo sfinimento che un bambino, per crescere e diventare adulto sano e libero, ha bisogno di due figure ben precise: la madre ( l’uovo) ed il padre (il seme).

    Questi due ruoli si possono criticare, ma da che mondo è mondo sono state sempre state le figure-guida, il modello da trasmettere che sarà a sua volta emulato dai figli.

    In natura, tranne rarissime eccezioni, la prole viene partorita e nutrita da una madre e protetta da un padre.

    La dicotomia maschile femminile è nella natura e nei fatti: simbolicamente Luna (madre) Sole (padre), Terra (madre) Cielo (padre).



    In natura non si osservano animali dello stesso sesso che prendono in affitto un utero per aumentare il focolare domestico.

    Ecco perché , per ciò che stanno instaurando, si deve parlare di antinatura, antiumanità e, per chi crede, di anticristo.

    Un uomo nuovo, deprivato perfino delle sue origini e timoroso del futuro, che vive male il presente.

    Scollegato dal sua verodestino, l’orizzonte spirituale, immerso a forza in una falsa esistenza proiettata nella materia e per la materia, gestito, manipolato dalle forze più basse, grazie alla sfavillante illusione del successo, dell’illimitato, strappato alla famiglia e scisso da se stesso.



    Il suddito ideale, descritto nel “Mondo nuovo” di AldousHuxley: omologato fin dalla nascita, con la riproduzione separata dal sesso e dall’amore, schiavo di una dolce droga ( il soma) che dissolve lo spirito , dedito ad un piacere sessuale indifferenziato e senza limiti.

    AldousHuxleynon era un romanziere, ma un teorico del transumano, affiliato a varie consorterie riservate dell’Impero Britannico, ed era nipote di Thomas Huxley, biologo naturalista sostenitore dell’eugenetica, ossia della scienza che intende orientare e scegliere le nascite secondo criteri prefissati, dalla razza, all’intelligenza, ai caratteri fisici , al sesso.

    Una deriva, quella eugenetica, attribuita al nazionalsocialismo, ma nata, sviluppata e teorizzata in Inghilterra nell’ambito dell’evoluzionismo di Darwin ed a fini imperiali.



    Si vede bene come la trama e l’ordito di questa macchinazione ideologica abbiano, insieme con un passato, uno sviluppo, un centro ed un motore.

    Il motore è la volontà luciferina di poche migliaia di persone, potentissime per denaro , mezzi ed armi, decise a sviluppare un potere schiacciante sull’intera specie umana; il centro sono le nuove ideologie, come il gender, con il suo nucleo duro omosessualista ; lo sviluppo è l’azione coordinata, sinergica di scuola, informazione, politica, tecnostruttura, industria.

    Un continuum attraversato da precetti come la riduzione della vita ad ingombro, grumo da espellere senza problemi dal corpo della donna al suo inizio, salvo impiantarlo in uteri di povere donne che svolgeranno il mestiere di fattrici in conto terzi, ingravidate con asettiche siringhe del seme di giovanotti pagati per autoerotismo, donne ultrasessantenni che giocano alla mamma, e, soprattutto, bambini che cresceranno spesso con due padri o due madri, anzi con due genitori 1 o 2.



    Invecchiati o malati, i nuovi uomini moriranno poi ammazzati ( altro non è la pudibonda fine vita assistita) per non mandare in passivo l’Azienda Sanitaria, la Previdenza Sociale o il Fondo di Assicurazione.

    Se il nostro bambino avrà la disgrazia di ammalarsi, non avremo l’incomodo di curarlo tenacemente e di amarlo, ma valuteremo l’opportunità di sopprimerlo come in Belgio – a meno di 12 anni – o in Olanda , a meno di 16.



    Ma non dimentichiamo, a proposito di certi evoluti Paesi, anche le responsabilità delle case regnanti.

    Hanno certo poco potere politico diretto, ma immensi patrimoni investiti nelle grandi banche, in multinazionali e colossi finanziari, gli Orange olandesi, i Sassonia Coburgo belgi, gli Windsor britannici, ed ora anche i Borbone spagnoli. Hanno voce in capitolo, là dove si prendono le grandi decisioni.

    Complici , non hanno mosso un dito o pronunciato una sola parola, loro che regnano, secondo antiche formule e regie patenti, per grazia di Dio, cattolico o protestante.

    Eppure, almeno loro hanno voce e pulpiti da cui parlare, ed un residuo di influenza sui loro popoli.

    Aveva capito tutto Aleksandr Solgenitsin, quando osservò che “in Occidente, per chi si vede tagliare i fili del microfono non esiste in ambito pubblico”. Ed anche per chi non riceve soldi da lorsignori…..



    Ricordiamo anche il ricchissimo business della fecondazione assistita, per quanto uno dei cardini a lungo termine del governo globale sia una detanalità programmata, obiettivo neomalthusiano più o meno ammesso di circoli molto influenti.



    Eugenetica e nuovi traguardi della biotecnologia implicano tuttavia la necessità di cambiare continuamente le legislazioni, in modo da legalizzare le nuove tecniche di riproduzione ( o selezione ) e renderle accessibili anche agli omosessuali.

    Uno scienziato francese, Laurent Alexandre , ha spiegato che “la velocità del passaggio da inammissibile a tollerato e poi permesso, fino a obbligatorio, dipende essenzialmente dal ritmo delle scoperte scientifiche, qualunque siano le obiezioni etiche sollevate”.

    Chiaro e onesto, il professorone, che ha omesso però di citare gli interessi economici e di potere delle lobby mondialiste.Le questioni morali si devono obliterare o piegare , questo è il messaggio.



    Per eugenetica, Pierre Singer arrivò a teorizzare la soppressione neonatale degli infanti “inidonei”.

    C’è da ringraziare che gli arcinoti rischi genetici sconsiglino finora , magari sino alla prossima scoperta scientifica, di normalizzare anche l’incesto, espungendolo dai codici penali.

    E sì che il tabù dei rapporti sessuali tra consanguinei è il più universale elemento di concordanza in tutti tempi ed in tutte le culture, come ha dimostrato Claude Lévi Strauss ne “Le strutture elementari della parentela”.



    In Svezia, dove lo Stato-mamma – anzi genitore 1 – assiste dalla culla alla tomba, salvo contare il più alto tasso al mondo di suicidi, alcolisti , ed abbandoni familiari – ultimamente anche di violenza alle donne – gli scolari vengono abituati a giocare indifferentemente con le bambole e le macchinine, ed il Regno promuove l’inusitata abitudine di dare ai nuovi nati nomi “neutri”, così da permettere loro la libera scelta del sesso che vorranno.

    La chiesa luterana locale, di cui è Capo il Re, è guidata da una donna vescovo sposata in chiesa con una donna pastore. Tombola !



    LGBT: una lobby arrogante, faziosa, che lancia anatemi e scomuniche, etichettando come omofobo- Dio ci scampi – chiunque osi argomentare contro la nuova, indiscutibile ideologia.

    Fascisti, razzisti, adesso omofobi.Poveri noi, anche se Giovannino Guareschi, impareggiabile figura di scrittore cristiano, nazionale e popolare, ci giustificava così già negli anni 60: “Siamo sorpassati. Dovete scusarci perché siamo sorpassati. E’ la nostra disgrazia, o forse la nostra fortuna”.



    In Francia, dove fanno le cose sul serio fin dal 1789, gira un aureo manuale ad uso delle scuole, in cui si afferma “che l’identità sessuale è la percezione soggettiva che si ha del proprio sesso e della propria identità sessuale” il che è tautologico. Il capitolo 9 ha questo titolo DIVENTARE uomo o donna – vivere la propria sessualità.Avanti figli della patria, questa è la nuova Marsigliese !



    Il sesso non è più un fatto, ma un’invenzione sociale , imposta dalla società maschilista.

    Una teoria che si appoggia, tra l’altro, sull’ ipotesi di Freud della bisessualità innata.

    Ma si va oltre, abolendo senz’altro il fattore biologico, che invece è una costante filogenetica non solo della continuità della specie, ma anche dello sviluppo psicologico dell’individuo uomo o donna .

    Questo fattore, secondo il ministero francese, va abrogato in nome della scelta soggettiva.

    Delirio di autocreazione.



    La scuola, allora, diventa un’efficiente impresa di destrutturazione- decostruzione della famiglia, argine ultimo alla decomposizione dei valori istintivi che reggevano sino a poco tempo fa ogni comunità umana.



    Si porta avanti così una lotta esasperata, isterica in nome della parità, una parità contabile, un’uguaglianza amorfa tra i sessi, sotto la quale si nasconde la loro indifferenziazione e interscambiabilità, che sono i principi stessi della forma merce ( economia di scala, produzione di serie, pubblicità massiva, consumo compulsivo, velocissime mode) , con un mondo privato della sua naturale, ricca eterogeneità.



    In Canada, una piccina di tre anni ha tre cognomi, perché ha due madri – due lesbiche sposate una delle quali ha affrontato la gravidanza – genitore 1- attraverso l’inseminazione artificiale da parte di un amico della coppia, omosessuale pure lui – genitore 3- che ha sottoscritto un contratto che gli permette di vedere la bambina e partecipare alla sua educazione . Educazione !

    L’avvocato che ha stilato il contratto ha così commentato: “Il vero grande cambiamento introdotto dalla nuove leggi familiari in termini di genitorialità ( altro neologismo, abituiamoci…) è la modalità con cui si DECIDE CHI E’ IL GENITORE. In passato, abbiamo guardato alla biologia e alle connessioni genetiche. E questo, oggi non è più vero. Ora noi guardiamo alla volontà delle parti che contribuiscono alla CREAZIONE del bambino.”

    Creazione, da parte dell’uomo-Dio, con la mediazione della tecnica, demiurgo onnipotente.

    La legge naturale è sostituita dalla legge dell’uomo che pretende di dettare i modi del suo vivere.



    Il pensiero dell’avvocato canadese esprime tuttavia perfettamente la volontà insieme violenta , egoista e prometeica che fa del bambino la vittima incolpevole, con incalcolabili conseguenze future, delle scelte sciagurate dei cosiddetti genitori.



    In Italia, siamo solo apparentemente più indietro, o avanti, protetti sinora dall’art. 29 della Costituzione che definisce la famiglia “società naturale fondata sul matrimonio”, e soprattutto difesi da un senso comune che non si è ancora spento.

    Ma la battaglia è in corso, e non nelle retrovie delle dispute intellettuali, ma in Parlamento, dove la legge Scalfarotto (altro gay) sull’ omofobia ha lo scopo di impedire e sanzionare discorsi o scritti come quello presente, enei tribunali, come hanno dimostrato recentissime , sconcertanti sentenze.



    Un organismo pubblico, pagato con denaro nostro, dieci milioni di euro, venti miliardi del vecchio conio, l’ UNAR -Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali a difesa delle differenze ( sempre le parole invertite di Orwell…) , che dipende dalla Presidenza del Consiglio, ha elaborato una “strategia nazionale per la prevenzione ed il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, ed ha prodotto un opuscolo di 52 pagine, scaricabile da Internet, realizzato da 29 associazioni davvero qualificate ed imparziali.

    Si chiamano, come è buona regola dell’aziendalismo “à la page”, Gruppo di Lavoro LGBT e sono esclusivamente associazioni omosessuali . Cito alla rinfusa, Arcygay e Lesbica, MIT Movimento Identità Transessuale, Gay.net, Consultorio Transgenere, un fantastico Gay Lib, oltre al Circolo Culturale Omosessuale Mario Mieli- illustre intellettuale omosex- , integrate dal Partito Radicale e dall’inevitabile CGIL- Sezione Nuovi Diritti.



    Contemporaneamente, l’UNAR ha commissionato agli stessi “esperti” tre libriccini intitolati “Educare alla diversità a scuola”, uno per le elementari, uno per le medie inferiori e l’ultimo per le medie superiori.

    Cito alcuni dei teoremi contenuti nei testi destinati qui e adesso ai ragazzi italiani.

    “L’attrazione, i sentimenti e i comportamenti sessuali e romantici ( sì, romantici) verso persone dello stesso sesso sono normali e positive varianti della sessualità umana”.

    “Le influenze che l’ambiente socio culturale e religioso può esercitare nel generare omofobia e omofobia interiorizzata sono conclusioni cui pervengono numerosi studi scientifici”.

    “L’impatto negativo del conflitto tra omosessualità e religione sulla salute mentale è ampiamente dimostrato”.

    “Maggiore risulta il grado di ignoranza, di conservatorismo politico e sociale, di cieca credenza nei precetti religiosi, maggiore sarà la probabilità che un individuo abbia un’attitudine omofoba”.

    Colpiti e affondati ! Siamo pazzi, ignoranti, gretti, religiosi, quindi “omofobi”.

    E lo scrivono pagati dalle nostre tasse, a nome di Presidenti del Consiglio come Monti, Letta, Renzi, che ostentano la presenza alla messa domenicale.



    Queste sono le mani in cui dovremmo lasciare i nostri bambini, quelle le idee in cui li cresceranno !

    Ma anche gli adulti devono essere rieducati ed ecco allora, ad uso degli operatori dell’informazione, un altro magnifico manualetto degli stessi autori e della stessa UNAR, le “Linee guida per un’informazione rispettosa delle persone LGBT”.

    Ha un’invitante copertina con un cuore arcobaleno, e ventotto dense paginette.

    Ecco di seguito un florilegio di perle tratte dal vademecum ad uso del giornalista al passo coi tempi.

    Si sconsiglia, o vieta, di usare espressioni quali “famiglia naturale” o “famiglia tradizionale” o anche famiglia gay o omosessuale, dovendosi preferire la locuzione “famiglie omogenitoriali”, oppure famiglie con due papà o due mamme.

    Si proibisce di sostenere, in tema di adozioni, che il bambino abbia bisogno di una figura maschile o di una femminile . In quel caso, il giornalista si renderebbe responsabile di diffusione di un “luogo comune”, smentito da una pretesa “letteratura scientifica”.

    Né, discutendo di nuova genetica, si può parlare di “uteri in affitto”, espressione considerata dispregiativa, da sostituire da “gestazione di sostegno”.



    Una vera e propria polizia del pensiero, che suggerisce anche – testuale – “di superare l’idea di instaurare un contraddittorio quando si parla di tematiche LGBT; se c’è chi difende i diritti delle persone LGBT, non è necessario dar voce a chi è contrario”. Democrazia e pluralismo….

    Ai fotografi è intimato di “non indulgere a riprendere, nelle manifestazioni tipo Gay Pride, immagini di persone luccicanti e svestite”. Che bonton, nella censura degli squadristi del lato B !



    Il manuale LGBT fornisce anche un aggiornato glossario dei termini e dei significati, il nuovo omogalateo.

    Ne cito un paio, approvati dalla rete Ready, cioè da primarie amministrazioni comunali italiane.

    IDENTITA’ DI GENERE : la percezione di sé come maschio o femmina o in una condizione non definita.

    TRANSGENDER : termine che comprende tutte le persone che non si riconoscono nei modelli correnti di identità e di ruolo di genere, ritenendoli troppo restrittivi rispetto alla propria esperienza.

    Esisterebbe anche una nebulosa “intersessualità”, mentre l’ ETEROSESSISMO sarebbe la “visione del mondo che considera naturale solo l’eterosessualità”.Molto interessante la definizione di OMOFOBIA “pregiudizio, paura, ostilità nei confronti degli omosessuali e azioni che da questo pregiudizio derivano. Può portare ad atti di violenza” .

    Peraltro, ora si consiglia di usare il sinonimo soft di omofobia, che è “OMONEGATIVITA’’.



    Queste istruite sciocchezze le abbiamo pagate noi ad associazioni di invertiti .

    Sta a ognuno di noi reagire ,a partire da alcune argomentazioni elementari che svolgo alla buona.

    Intanto, l’esistenza di una parte femminile nella psiche maschile e viceversa è un’acquisizione che ha un secolo, si deve alla psicologia analitica di Jung ( il binomio animus/anima), ma non se ne è mai dedotta un’eguaglianza culturale dei sessi.

    Quanto alla relazione dominante/dominato nella sistematizzazione dei ruoli, essa appare oggi un cascame di pessime masticature marxiste e non regge alla semplice constatazione che la gravidanza/procreazione e la prima cura della prole è assegnata –dalla natura o da Dio – al sesso/genere femminile.



    L’egalitarismo indifferenziato che sostiene la teoria del gender è pernicioso perché si presenta all’insegna della liberazione da costrizioni ingiuste, ma descrive un mondo capovolto in cui tutto si equivale – il che è sacrosanto nel campo della dignità personale – ma falso radicalmente per scelte, stili di vita e situazioni oggettivamente estreme, disordinate moralmente e praticamente.

    Si tratta di sofismi evidenti che non cambiano la realtà soltanto perché esistono di fatto forme di attrazione sentimentale e sessuale diverse dalla normale eterosessualità.



    Quanto al matrimonio omosessuale , è una contraddizione in termini, giacché matrimonio, nel suo stesso significato letterale, evoca la nascita di nuovi membri della comunità, dunque l’incontro delle due polarità eterne, maschio femmina.

    Le relazioni omosessuali non hanno nulla in comune con il matrimonio.

    Quelle persone sono in genere sentimentalmente instabili e sessualmente assai promiscue.

    Il numero dei matrimoni gay, al netto dei relativi picchi iniziali, sono pochi.Alcune statistiche situano attorno al 5% della popolazione le persone omosessuali.

    Sono una su dieci sembra interessata al matrimonio. Vale la pena , allora, tanto baccano, tanto denaro e un così potente armamentario ideologico per qualcosa che riguarda, al più, l’uno o due per cento dei cittadini occidentali?



    E’ più che dimostrato che la famiglia normale intatta produce gli adulti migliori dal punto di vista psichico, sociale e persino medico, e che la crisi della famiglia causa miserie psichiche e morali.

    Anziché tentare di rimediare, si aggrava la situazione promuovendo la peggiore alternativa pensabile alla famiglia ed alla funzione di genitori educatori normali: l’adozione e la famiglia omosessuale.

    Del resto, l’ideologia gay è assolutamente individualista, edonista ed egoista, cieca di fronte alledifficoltà ed ai bisogni naturali dei bambini.



    Stiamo inoltre commettendo un terribile abuso sulle prossime generazioni; ogni generazione esercita potere sui propri successori, in quanto modifica l’ambiente trasmessole e le idee ricevute.

    Noi stiamo andando oltre, si avvera la prognosi sulla morte di Dio, ma se davvero, attraverso l’eugenetica e la manipolazione tecnoscientifica , questa generazione o la prossima avrà il potere di fare dei propri discendenti quello che vuole, tutti gli uomini nati dopo dipenderebbero da tale potere.



    Di più: avremo in Occidente discendenti , successori, se le leggi e lo spirito dei tempi vanno contro la famiglia e la natalità ?Papa Pio XII proclamò che la denatalità è la principale causa della decadenza civile e dell’impoverimento dei popoli.

    Nella Grecia antica, la denatalità, associata alla sodomia , azzerò il valoroso popolo spartano, senza la cui resistenza alle Termopili di fronte ai Persiani la civiltà europea non sarebbe probabilmente mai sorta.



    Per tutti questi motivi occorre reagire, lottare come padri, madri, nonni, figli, insegnanti, donne e uomini di questo tempo per invertire l’inversione , e ricondurre l’umanità a retta ragione.

    Si ha voglia di mollare, estraniarsi da un’epoca malata come predicavano gli Stoici greci (“Vivi nascosto”), rinchiudersi nel proprio guscio.



    Non possiamo, non dobbiamo: è un dovere verso il domani e verso quel giorno lontano in cui Mosè ricevette la legge. Per i credenti, c’è un di più, potentissimo: Dio è alleato dell’uomo, come ci ricorda quella mano creatrice protesa verso la sua creatura , dipinta da Michelangelo alla Cappella Sistina.



    Torna alla mente una splendida pagina del Don Camillo di Guareschi, l’invocazione di fronte all’ esondazione del fiume. Ora un’ altra temibile piena è in corso, ma il buon parroco pregò così:

    “Gesù, se in questo sporco paese le case dei galantuomini potessero galleggiare come l’arca di Noè, io vi pregherei di far venire una tale piena da spaccare l’argine e da sommergere tutto il paese.

    Ma siccome i pochi galantuomini vivono in case di mattoni uguali a quelle dei tanti farabutti e non sarebbe giusto che dovessero soffrire per le colpe dei mascalzoni tipo il sindaco Peppone e la sua ciurma di briganti senza Dio, vi prego di salvare il paese dalle acque e di dargli ogni prosperità”



    Intanto, la marcia della distruzione intellettuale prosegue , e fuochi verranno attizzati per dimostrare che due più due fa quattro (Chesterton).

    Noi ci ritroviamo oggi a difendere dall’onda transumana le incredibili virtù e la splendida sensatezza della vita umana !ROBERTO PECCHIOLI

    tratto dal sito Blondet&friends
    saluti
    Piero e famiglia
  7. .
    salve

    di Francesco Lamendola

    Il “buonismo”, la filosofia oggi universalmente sovrana e l’unica politicamente corretta, non è soltanto un atteggiamento sbagliato e irresponsabile nei confronti della vita, degli altri e di se stessi, vale a dire un atteggiamento degno di un perfetto idiota: è qualcosa di più, e di peggio. Dietro il buonismo all’ingrosso, dietro il permissivismo, il perdono facile, l’indulgenza a un tanto il chilo, verso tutto e verso tutti (ma specialmente verso quelli che rappresentano, per una ragione o per l’altra, un referente e un simbolo ideologico, tali da confermare gli schemi mentali del buonista ad oltranza), c’è qualcosa di più della semplice ingenuità o della semplice stupidità: c’è un disegno raffinato e tenebroso, curato fin nei dettagli, da parte di quelle centrali occulte del potere mondiale, finanziarie in primissimo luogo, le quali, ormai da molto tempo, si servono di ogni mezzo possibile e immaginabile, restando però nell’ombra, per condizionare, manipolare, stravolgere, il senso comune delle persone e per sovvertire i fondamentali etici e spirituali sopra i quali riposa la stessa possibilità di una civile convivenza fra i cittadini, fra i popoli e le culture.
    Chiameremo questo disegno con l’espressione di “totalitarismo destabilizzatore”, perché quello che si propone è instaurare una forma di totalitarismo (democratico, ovviamente), che però non sia percepito come tale, pur apparendo come eticamente e socialmente auto-evidente; e perché lo scopo di questo totalitarismo di nuovo genere non è, come per i totalitarismi del passato, di assicurare il massimo dell’ordine e della stabilità, ma, al contrario, di assicurare un disordine permanente ed una instabilità cronica, a tutti i livelli: economica, sociale, culturale, etica e spirituale. La ragione di un disegno in apparenza così contraddittorio è che le centrali occulte del potere mondiale non hanno bisogno dell’ordine e della stabilità per realizzare i loro fini, ma del massimo della precarietà e della insicurezza possibili, sia a livello individuale, che collettivo: solo così esse potranno alimentare e riprodurre incessantemente il meccanismo del loro dominio.
    Per la prima volta nella storia mondiale, infatti, la meta perseguita da coloro i quali aspirano al dominio politico ed economico non ha un carattere limitato, per quanto ambizioso, come il controllo di questa o quella società, di questo o quello Stato; ma è una meta illimitata sia nello spazio, che nel tempo: si tratta di mantenere un controllo permanente, definitivo, incontrastato, su ogni essere umano e su ogni popolo, insomma letteralmente su ogni angolo del globo terracqueo, sia nel presente che nel futuro, e ciò principalmente mediante gli strumenti della pressione psicologica, conscia ed inconscia, e del ricatto economico e finanziario. Nessuno, nella storia umana, aveva mai aspirato a una cosa del genere; perfino i costruttori degli imperi universali “classici”, come gli Assiri, i Persiani, i Macedoni e i Romani, avevano mirato, sì, ad una conquista geografica completa (limitatamente all’ecumene allora conosciuta), ma sempre secondo gli schemi del dominio diretto. E così è stato pensato e realizzato anche l’Impero coloniale britannico, il sistema politico ed economico più ambizioso e più riuscito della storia universale, che riuscì a porre un quarto della superficie terrestre sotto l’autorità del medesimo sovrano e della stessa metropoli.
    Quello odierno, pertanto, è un disegno che sintetizza le due forme finora conosciute di dominio imperiale: quello legato al territorio, tipico degli imperi antichi e del colonialismo moderno, e quello mirante al controllo intimo, personale, psicologico, proprio dei totalitarismi del XX secolo, non legato al territorio, proprio perché ideologico, ma al controllo dei mezzi d’informazione e di propaganda, del sistema scolastico e universitario, della radio, della stampa, il cui scopo è il capillare, sistematico condizionamento della mente dei cittadini. A prevalere, comunque, è la seconda forma, perché il controllo del territorio non è il vero scopo, ma semplicemente uno dei mezzi; mentre il dominio della mente dei cittadini resta la cosa principale, con la sola – notevole – differenza, rispetto ai totalitarismi del XX secolo, che il potere non vuole svelarsi, non vuole mostrarsi per ciò che è, anzi, mette in opera ogni strategia per restare discreto, se non proprio nascosto.
    E ciò perché esso non mira al consenso, se non in via strumentale: ciò che veramente persegue è il portafoglio delle persone, perché dal loro modo di vivere, di mangiare, di fare la spesa, di vestirsi, di passare il tempo libero, dipende la sua possibilità di drenare occultamente le risorse mondiali alle quali mira. Imporre le tasse è un vecchio modo di esercitare il potere economico; vecchio, perché manifesto, dunque suscettibile di provocare reazioni: ma perché imporre un prelievo fiscale, se è possibile fare in modo che siano le persone, volontariamente (o, per essere più precisi, credendosi perfettamente libere), a spendere tutto il loro denaro – e gli stati, a spendere tutto il loro bilancio – in maniera tale da alimentare le centrali del potere occulto?
    Da questa necessità mimetica derivano tutte le ipocrisie, le mezze verità, le sottili manipolazioni su cui si regge il sistema odierno dell’informazione, della scolarizzazione, della cultura, perfino della medicina e della scienza: il trucco è fare in modo che le persone e le società pensino di essere libere. Ma la libertà possiede un senso reale, quando si dia la possibilità di operare una scelta fra diverse alternative: se alla grande quantità di merci presenti sugli scaffali dei supermercati, o alla grande quantità di prodotti finanziari che vengono proposti al cliente dagli impiegati di una banca, o alla grande quantità di programmi messi in onda dalle diverse reti televisive, per non parlare della gran quantità di partiti e movimenti politici che sollecitano il voto degli elettori, non corrisponde affatto la possibilità di effettuare una scelta fra cose realmente diverse, è evidente che ci troviamo in presenza di una truffa mondiale assai bene organizzata, nella quale chi lanciasse un grido d’allarme passerebbe immediatamente per visionario o paranoico.
    E ora torniamo al buonismo. È chiaro che questa “filosofia” di vita è estremamente funzionale al disegno di seminare il massimo dell’ambiguità, della contraddittorietà, e, in ultima analisi, della instabilità e insostenibilità permanenti, all’interno del corpo sociale. Perché una società impostata sui principi del buonismo, astratti e velleitari (versione ulteriormente semplificata e corretta del già demenziale ottimismo di Rousseau) non può funzionare: ciò dovrebbe essere evidente a chiunque, se, appunto, non fossimo ormai sprofondati in un clima di anestetizzazione permanente del senso critico individuale, a tutto vantaggio di un conformismo dilagante, che rafforza, indirettamente ma sicuramente, quel totalitarismo occulto che è nei piani della élite globale.
    Ha scritto Sergio Ricossa nel suo libro «Vivere è scegliere. Scritti di libertà. Il liberalismo come ideologia della vita» (Fondazione Achille e Giulia Boroli, 2005, pp. 64-70):

    «… Il “buonismo” oggi dilaga, spande melassa ovunque. è un buonismo stupido, che consola gli afflitti con gli eufemismi. Gli zoppi diventano “portatori di handicap”. Che bell’aiuto! […] Il vocabolario buonista è falso dalla A alla Z. Il mondo dei poveracci è il Terzo Mondo. I Paesi sottosviluppati sono Paesi in via di sviluppo. Gli immigranti afro-asiatici sono extracomunitari. D’accordo, non bisogna offendere nessuno, nemmeno e soprattutto quando gli offesi siamo noi. Per gli islamici sempre più numerosi, che abbiamo in casa, noi siamo gli infedeli; ma non vale il dritto di reciprocità, a noi non è lecito dire che gli infedeli sono loro. Finiremo col censurare la “Divina Commedia”, perché Dante (toscano, quindi cattivissimo) mise Maometto all’Inferno. Anzi, si finirà con l’abolizione dell’inferno da parte della Chiesa, per non offendere i peccatori, i quali non saranno più peccatori bensì erranti per distrazione, ragazzi un po’ vivaci in vena di simpatiche birichinate. […] Lo psicologo tedesco Hans Jürgen Eysenck credeva, a torto o a ragione, nell’importanza del patrimonio genetico circa il quoziente di intelligenza; credeva, in altre parole, che non si nascesse tutti eguali. Lo disse in aula. Gli studenti buonisti ed egualitaristi lo gettarono a terra, lo presero a pugni e calci, gli sputarono addosso, finché fu tratto a salvamento, sia pur con gli occhiali rotti e il naso sanguinante, da colleghi di passaggio.
    Era l’anno 1973, uno degli anni del “buonismo di piombo”. Il luogo: la London School of Economics. È passato molto tempo, da allora, eppure è meno che mai “politically correct” parlare di imbecilli congeniti. Quanto ai pazzi, il legislatore italiano ha dichiarato che non esistono e ha chiuso i manicomi. Un illustre giurista ha già proposto di cancellare la delinquenza chiudendo le carceri (o almeno dandole in autogestione ai delinquenti, che ovviamente non si chiameranno più delinquenti). Sarà un delitto non il derubare, ma il farsi derubare. La signora che esca, ostentando un monile di oro vero, è chiaramente una provocatrice , e merita di essere scippata, se c’è giustizia a questo mondo. Il buonismo si regge sul principio che tutti gli uomini (e tutte le donne, beninteso!) sono buoni per natura. i cattivi sono buoni traviati da istituzioni politiche sbagliate. Basta una piccola rivoluzione, che migliori le istituzioni, e i cattivi sopravvissuti tornano buoni, come in fondo sono sempre stati. Il problema è sopravvivere: le rivoluzioni, se non sono sanguinarie, non sono convincenti. Marx (un feroce buonista) sosteneva che perfino i capitalisti sono buoni per natura: sfruttano i proletari perché costretti a farlo dalla proprietà privata del capitale. Ma amano i proletari non appena cessa la proprietà privata del capitale, ovvero non appena i capitalisti abbiano perso la proprietà del loro capitale e siano divenuti essi stessi proletari. Se poi, insieme al loro capitale, i capitalisti perdono anche la vita davanti a un plotone di esecuzione, è perché oppongono resistenza a chi vuole il loro bene.
    I milioni di assassinati in nome del marxismo-leninismo-maoismo lo furono a opera di chi voleva il loro bene e il bene di tutta l’umanità. I buonisti non si limitano ad amarci, ci impongono il loro amore. Noi dovremmo lasciarli fare e ringraziarli. Invece fra noi esistono degli ingrati, che per errore di calcolo non apprezzano i benefici e ostacolano la santa missione dei buonisti. […] Impedire ai buonisti di fare il bene è segno di egoismo, asocialità, perversione individualistica: difetti gravi, che autorizzano chi ci ama a intervenire con rimedi drastici e senza badare a spese (tanto la cura la paghiamo noi, i beneficiari; la rieducazione la paghiamo noi, gli ignoranti). I buonisti raggiungono il potere sventolando bandiere molto più prestigiose della Croce Rossa: arrivati al potere come minimo ci ripuliscono le tasche con imposte e tasse benefiche; ci alleggeriscono le tasche del peso inutile di un denaro che non ci serve più.
    Poiché sono i buonisti a badare ai nostri bisogni, è corretto che badino pure alle nostre finanze. Rubano i salvadanai di cui non sapremo fare il giusto uso. È una gara a chi è più buono, e la bontà non si misura dal numero dei salvadanai rubati, rotti e sperperati; giacché, per i buonisti, lo spreco diventa generosità. Cessi il calcolo meschino, da ragionieri, di costi e ricavi. Contano le intenzioni, che per i buonisti sono tautologicamente buone. I buonisti non sbagliano mai, ma se anche sbagliassero lo farebbero per generosità, per eccesso di amore del prossimo, perché il loro cuore trabocca di altruismo. Chi oserebbe non perdonarli? Chi avrebbe il coraggio di rallentarli, se non fermarli, sulla strada verso la società perfetta, la società finalmente liberata dal male, da ogni male, e regno senza macchia del bene?».
    […] Ricossa fa l’esempio dei nomadi: i buonisti si credono molto nobili e generosi nel non discriminarli, ma non sanno di essere loro discriminati, perché i nomadi disprezzano le popolazioni sedentarie presso le quali vivono: appunto per questo ritengono cosa lecita e giusta vivere di furti sistematici ai loro danni. Ma si potrebbero fare infiniti esempi. Si è così alimentata una mentalità basata sulla esasperazione dei diritti, proprio da parte delle minoranze svantaggiate, le quali si son viste, così, incoraggiate a trasformare il loro svantaggio in un vantaggio, a brandirlo come un’arma, a pretendere che gli altri, tutti gli altri, i “fortunati”, si inchinino davanti a loro, si proclamino colpevoli, o, comunque, si sentano in difetto, in debito, e dunque in obbligo di “risarcirle” indefinitamente. Lo spirito di rivalsa mostrato da alcune lobbies omosessuali, miranti a ottenere una legislazione che preveda il matrimonio gay e l’adozione di bambini da parte delle coppie gay, ne è un buon esempio. È questa la strada che vogliamo seguire?

    (il discrimine, 15 aprile 2015)

    saluti
    Piero e famiglia
  8. .

    ...Macchi C 202 Folgore...



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    l'MC 202 Folgore è certamente il caccia italiano più famoso della IIGM. Sviluppato sulla base del precedente MC 200 dimostratosi inadeguato contro i caccia alleati in Nord Africa, questo aereo era dotato di una ottima manovrabilità e velocità grazie alla filante aerodinamica della sua linea ed al potente motore di concezione tedesca.
    Dati tecnici dell’MC 202
    Costruttore: Aeronautica Macchi
    Impiego bellico: aereo da caccia
    Equipaggio: 1 persona
    Lunghezza: m. 8,85
    Apertura alare : m. 10,58
    Motore: Daimler-Benz DB 601 oppure Alfa Romeo RA 1000
    potenza: 1175 CV
    Velocità max: 596 km/h
    Autonomina: da 765 Km
    Tangenza: m. 10.000
    Armamento difensivo: 2 mitragliatrici Breda da 12,7 mm. con 400 cartucce per arma;
    2 bombe per 320 kg. max
    Impiego operativo
    Il Macchi M.C.202 ebbe il suo battesimo del fuoco alla fine del settembre 1941, contro gli Hawker Hurricane basati a Malta ma venne poi schierato su tutto il fronte dell'Africa Settentrionale, sul teatro balcanico e mediterraneo, sul fronte russo, sulla penisola italiana, fino alla fine della guerra.
    Il Macchi 202 rimase in prima linea fino all'armistizio e anche oltre.
    Quando la Regia Aeronautica riprese l'attività bellica al fianco degli Alleati, alcuni Folgore equipaggiarono, fino alla completa usura, reparti come la 208ª Squadriglia Caccia-Bombardieri.
    Al nord invece, i pochi apparecchi rimasti, vennero utilizzati per l'addestramento dalle forze aeree della R.S.I.
    saluti
    Piero e famiglia

    Edited by Nihil Obest - 21/2/2021, 19:57
  9. .
    salve
    conoscevo l'esistenza di questi combatttenti ma non così dettagliatamente

    A partire dalla fine del 1944, ma soprattutto tra il 1945 e il 1946, in diversi paesi dell’Europa orientale liberati dal giogo nazista iniziarono a svilupparsi movimenti di resistenza anti russi e, più in generale, anticomunisti. Spaventati dall’atteggiamento ostile e dalla politica oppressiva avviata dalle forze armate e di polizia sovietiche che avevano preso il posto di quelle tedesche, moltissimi (forse, in tutto, mezzo milione) cittadini baltici (nella fattispecie: 50.000 estoni, 60.000 lettoni e ben 120.000 lituani), ma anche ucraini, polacchi, ungheresi, romeni, bulgari, serbi e croati si diedero alla macchia per cercare di combattere con le armi i nuovi regimi istituiti da Mosca nell’Europa dell’Est.

    Di questo vasto, internazionale e assai poco conosciuto movimento non molto si è scritto, anche perché fino all’apertura degli archivi segreti sovietici, avvenuta sotto il governo Gorbaciov, i governi del Patto di Varsavia hanno sempre minimizzato questo fenomeno, non fornendo alcuna informazione alla stampa. Ma perfino in Occidente, dove si sapeva dell’esistenza di questa realtà, nulla, o quasi, fu mai detto, riportato e denunciato, anche e soprattutto per evitare che i già non facili rapporti con l’Unione Sovietica potessero deteriorarsi ulteriormente.

    In seguito alla grande offensiva estiva del 1944, l’Armata Rossa invase l’Estonia che, alla fine della guerra (maggio 1945), venne annessa all’URSS e trasformata, al pari degli altri due stati baltici (la Lituania e la Lettonia) in una repubblica socialista strettamente subordinata a Mosca. Ed in seguito all’occupazione del paese si scatenò una violenta la repressione poliziesca, anche perché, tra l’estate del 1941 e quella del 1944, migliaia di estoni avevano accettato di arruolarsi nella Wehrmacht per combattere contro i sovietici (1). Non a caso, la prima, vasta ed articolata operazione di “pulizia” etnica e politica venne intrapresa dai russi già a cavallo del 1944 e 1945. Le retate effettuate su ordine di Stalin da elementi della NKVD (la polizia politica) del KGB e dell’MVD (il ministero degli Interni), portarono all’arresto e alla deportazione in Siberia di non meno di 50.000 estoni. Ma la repressione anziché fiaccare la popolazione del paese baltico non fece altro che consolidarne ulteriormente il suo già forte risentimento nei confronti degli occupanti.

    Dopo un primo tentativo, attuato nell’autunno 1944 (cioè in concomitanza della ritirata delle armate tedesche verso ovest), di ricreare una Repubblica di Estonia, molti baltici credettero che, a guerra finita, le Potenze Occidentali (Inghilterra, Stati Uniti e Francia) si sarebbero adoperate in qualche modo per tutelare la loro ritrovata autonomia. Speranza che, tuttavia, si rivelò infondata in quanto Washington e Londra permisero a Stalin di estendere i suoi tentacoli su tutte le nazioni dell’Europa sud-orientale, centro-orientale e nord-orientale.

    Già a partire dalla fine del 1944, circa 20/25.000 tra ex-militari (molti dei quali avevano prestato servizio nell’esercito tedesco) e civili estoni decisero di darsi alla macchia, nascondendosi nelle foreste. E in breve nacquero spontaneamente i primi raggruppamenti partigiani anti-sovietici chiamati i Fratelli della Foresta. Tra i leader di questo movimento, nazionalista e anticomunista, figurava Ülo Altermann, uomo dotato di forte carisma e capacità organizzative. Sotto la sua direzione, le bande (in alcune delle quali confluirono anche alcuni ufficiali e soldati tedeschi rimasti tagliati fuori dalla ritirata) iniziarono a raccogliere tutte le armi e le munizioni lasciate dalla Wehrmacht prima della sua ritirata, riuscendo a costituire alcuni battaglioni della forza unitaria di circa 250/350 uomini. E dal marzo del 1945, i partigiani iniziarono ad mettere in atto i primi colpi di mano contro isolate colonne motorizzate e piccoli presidi russi.

    Tuttavia, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, l’occupazione militare sovietica, ormai estesa anche alla Lettonia e Lituania, si rafforzò ulteriormente. Avendo ormai capito che nessuna nazione occidentale avrebbe rischiato alcunché per soccorrere i Fratelli della Foresta, le autorità militari e di polizia russe iniziarono a dedicarsi a vaste e minuziose operazioni di controguerriglia, ma anche di polizia, estese anche ai danni dei famigliari e ai molti collaboratori dei partigiani estoni. Da Mosca giunsero migliaia di soldati appartenenti ai corpi speciali e centinaia di agenti del NKVD che, utilizzando il sistema delle taglie, la minaccia armata e la tortura sui civili, riuscirono ad ottenere informazioni utili per smascherare, catturare, incarcerare e deportare centinaia di estoni colpevoli di sostenere o addirittura di avere semplici legami di parentela con i partigiani. Contestualmente, le forze speciali dell’Armata Rossa, coadiuvate da alcune centinaia di “miliziani” estoni comunisti, intensificarono i rastrellamenti nei boschi, riuscendo ad individuare diverse cellule armate nazionaliste. Nelle campagne, le forze sovietiche se la presero con i contadini, la categoria sociale che maggiormente simpatizzava per i ribelli, dando fuoco alle loro abitazioni e fucilandone o impiccandone non meno di 1.000. (2)

    Ben lungi dal volersi piegare, nell’estate del 1945, i Fratelli della Foresta scatenarono una serie di violenti attacchi contro colonne di autoveicoli e caserme russe. Naturalmente, l’obiettivo dei ribelli erano le unità nemiche più isolate, i soviet dei villaggi e i consigli esecutivi nei comuni, formati da compatrioti che avevano aderito alla causa comunista. Nel corso delle loro incursioni, i partigiani catturarono anche parecchie decine di funzionari, esattori delle imposte e poliziotti che vennero giudicati (e spesso condannati a morte) dai Tribunali della Foresta. Sempre durante le loro scorrerie, i ribelli saccheggiarono decine di depositi di Stato contenenti grano, prodotti alimentari, attrezzature agricole e vestiario. Il tutto in nome della Libera Repubblica di Estonia. Anche se va notato che molto raramente i partigiani depredarono i beni e le poche proprietà di contadini o semplici cittadini. (3)

    Nel corso del 1945 la NKVD registrò 340 attacchi ed espropri da parte dei cosiddetti “banditi fascisti”, ammettendo la perdita di alcune centinaia di soldati dell’Armata Rossa. Sempre secondo gli archivi della NKVD, nello stesso periodo le formazioni clandestine portarono a compimento 136 “attacchi diretti contro caserme, presidi e depositi dell’Armata Rossa”. Parte di queste azioni, compiute da gruppi composti ciascuno da non più di 10 uomini, vennero progettate e attuate sotto la regia del capobanda Arnold Lindermann. Profondamente irritato dai resoconti della Polizia Segreta e dell’Esercito, all’inizio del 1946 Stalin ordinò di intensificare l’azione repressiva non soltanto contro i singoli gruppi armati, ma contro la popolazione di quelle regioni che, a torto o a ragione, i russi consideravano connivente nei confronti dei Fratelli della Foresta. E con il preciso scopo di impartire un forte ammonimento, Stalin inviò nella repubblica baltica altri 15.000/20.000 soldati, appoggiati da carri armati, autoblindo e aerei da ricognizione. Oltre a ciò il Comando Sovietico di Tallinn mise numerose taglie sui più pericolosi capi partigiani, minacciando severissime rappresaglie “nei confronti di tutti i cittadini estoni che si fossero rifiutati di collaborare, anche con la delazione, nella cattura dei ‘ribelli fascisti’”. Ma nonostante le minacce, gran parte della popolazione estone, soprattutto quella delle campagne, già privata dei propri beni dalla collettivizzazione forzata delle risorse avviata dal governo estone, continuò a sostenere o, quantomeno, a parteggiare per i Fratelli della Foresta. E fu così che, per un paio di anni, le formazioni partigiane riuscirono ancora a tenere testa all’Armata Sovietica.

    La svolta avvenne verso la fine del 1948 quando Stalin, infuriato per l’ennesimo riuscito attacco ad un grosso deposito dell’esercito, ordinò per rappresaglia l’incarcerazione di 2.000 cittadini estoni, assolutamente incolpevoli. Seguirono decine di altre analoghe ritorsioni ai danni di persone anch’esse del tutto estranee al movimento di resistenza, con sequestri di abitazioni e beni ed incarcerazioni di “individui di dubbia fede marxista”. Lo scopo era quello di creare un vero e proprio clima di terrore tra la popolazione e per rendere invisi all’opinione pubblica i Fratelli della Foresta. Nell’inverno 1948-1949, i sovietici arrivarono addirittura a ridurre drasticamente tutte le forniture di generi alimentari e combustibile alla popolazione estone per indurla a ripudiare e ad isolare il movimento nazionalista. Con la massiccia deportazione del marzo 1949 (nel corso della quale circa 100.000 cittadini estoni vennero fatti sparire nelle lontane lande orientali dell’Unione Sovietica) la situazione dei Fratelli della Foresta si fece drammatica. Per la Resistenza fu infatti un colpo durissimo. Anche perché parecchi partigiani iniziarono a dubitare circa l’utilità di proseguire la lotta. Si verificarono quindi alcune diserzioni ma, grazie alla determinazione e al polso dei capi più carismatici, la maggior parte dei combattenti decise alla fine di non mollare. Completamente dimenticati dall’Occidente (sembra però che all’inizio degli anni Cinquanta gli anglo-americani avessero tentato – seppure rarissime volte – di rifornire per via aerea i guerriglieri estoni utilizzando una base situata sull’isola danese di Bornholm), circa 5.000 ribelli continuarono a combattere; nonostante le deportazioni dei propri parenti e la liquidazione dei loro sostenitori. Tra il 1945 e il 1959, oltre 75.000 estoni vennero incarcerati e 19.000 fucilati o impiccati. Nel 1953 le autorità sovietiche, che potevano fare conto su un esercito di non meno di 75.000 tra soldati e poliziotti, scatenarono l’offensiva generale, setacciando tutte le foreste del paese e catturando, deportando o giustiziando circa 3.000 ribelli. Era l’inizio della fine. Una dopo l’altra tutte le cellule di resistenza vennero individuate e annientate. Secondo le stime della Polizia Segreta sovietica, nel 1955 rimanevano in armi, nascosti nei boschi più fitti, non più di 900 Fratelli della Foresta, su un totale complessivo di circa 50.000 combattenti attivi e fiancheggiatori. Ma bisognò attendere ancora molto tempo per dichiarare completamente liquidata la ribellione estone. Secondo i documenti dell’Archivio NKVD, l’ultimo manipolo partigiano, agli ordini del comandante Oskar Lillenurm, venne circondato ed annientato nel 1975. Lillenurm – che riuscì a sfuggire al massacro – venne trovato morto, in circostanze ancora tutte da chiarire, nella primavera del 1980, in un bosco della contea di Läänemaa.

    FINE

    Note:

    (1) Già a partire dal luglio del 1941, un elevatissimo numero di estoni e lettoni (le popolazioni baltiche che da sempre avevano mantenuto i più forti legami con il mondo germanico) si arruolò nell’Esercito tedesco per combattere contro i sovietici. Ed è da notare che, ancora nel 1944, quando cioè le sorti della guerra erano segnate, le unità estoni e lettoni, tra cui la 20ma Divisione delle Waffen SS, continuarono a lottare con estrema determinazione, infliggendo ai russi perdite molto pesanti. E quando i tedeschi furono costretti a sgomberare i Paesi baltici, lasciarono alle loro spalle alcuni piccoli reparti di esperti volontari estoni per organizzare la guerriglia nelle retrovie del nemico. Fu anche da questi nuclei che, successivamente, si sarebbero formati i Fratelli della Foresta.

    (2) Nel periodo 1944-47, in Estonia, i sovietici avviarono una riforma terriera. Sulle aree espropriate ai contadini e ai piccoli e medi proprietari vennero edificate nuove fattorie e aziende agricole di stato (gli sovkhoz). Inizialmente, i russi non crearono kolkhoz. Lo scopo della riforma era quello di mettere in disaccordo i differenti strati della popolazione rurale estone e di guadagnare supporto per il nuovo regime fantoccio di Tallinn. Mosca fece anche riavviare le miniere estoni di scisto e diede impulso alla produzione di energia elettrica che, tuttavia, venne quasi tutta dirottata verso l’area di Leningrado. Nell’ambito del processo di russificazione della Estonia, Stalin vi trasferì decine di migliaia di operai e contadini provenienti da tutte le parti dell’Unione Sovietica (tra il 1945 e il 1950, giunsero in Estonia 170.000 immigranti). Lo scopo era, infatti, quello di istituire una vera e propria “colonia” russa. Contestualmente, agli estoni vennero tolti molti dei diritti civili più elementari. Venne abolito il diritto di associazione, di stampa e perfino quello di spostamento all’interno del nuovo stato. Gli abitanti di un determinato paese o città avevano infatti la proibizione di uscire dal proprio abitato e dovevano, all’occorrenza, prestare gratuitamente la loro opera per la realizzazione di qualsiasi iniziativa produttiva decisa da Mosca, e a totale ed esclusivo beneficio dell’Unione Sovietica. Migliaia di estoni vennero impiegati nelle miniere di uranio e molti vi morirono. Parte dell’uranio estratto venne lavorato negli stabilimenti di Sillamäe dove, a quanto pare, alla fine degli anni Quaranta, vennero assemblate le prime bombe atomiche russe.



    (3) Nei Paesi baltici, come in Ucraina e in altre regioni dell’Est europeo interessate dalle rivolte anti-comuniste, Mosca schierò un potente ed articolato sistema di repressione. Ne facevano parte le truppe interne dell’NKVD; le truppe speciali dell’NKVD (“spetsgrupy”), molto abili nelle operazioni di contro guerriglia; i reparti dell’NKGB; le forze dello SMERSH, raggruppamento di sicari specializzati nell’eliminazione fisica di avversari politici, anche all’estero, e gli agenti del GRU (Glavnoe Razveedjvatelnoe Upravliene), i servizi segreti militari. La Milizia comunista locale, organizzazione molto ramificata, si avvaleva invece di unità (Istrebitelnnye Bataliony, “Strybki”) specificatamente destinate a compiti di ricerca e distruzione dei guerriglieri.



    BIBLIOGRAFIA:

    Mart Laar, War in the Woods: Estonia’s Struggle for Survival, 1944 – 1956

    The Compass Press, Washington, 1992

    Guerriglieri oltre cortina, di Luca Poggiali, Storia & Battaglie, N.1° Marzo 2000

    Paul Carrel, Operazione Barbarossa – 21 giugno 1941/18 novembre 1942, primo e secondo volume, Edizioni BUR RCS Libri, 2000, Milano.

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    saluti
    Piero e famiglia
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