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... ho scoperto cosa cantavano ieri gli "antifà"
come belle son le foibe da Trieste in giù riprendendo una canzone di Raffaella Carrà ...
un saluto
Piero e famiglia. -
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http://www.ansa.it/emiliaromagna/notizie/2...a2f94be932.html
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Gente di merda.
Si dovrebbe sempre ricordare che i morti sono morti e che non esiste colore politico o nazionalita che dovrebbe essere offesa e denigrata perche un ingiustizia tale è sempre è indipendentemente dalla mano che compie il crimine.
La guerra comunque in ogni caso è una brutta bestia.
Peraltro l'italia aspetterebbe ancora delle scuse per le marocchinate e le cose piu disgustose che gli alleati fecero.
Perchè se è vero che le porcate comuniste ormai sono sotto la luce del sole quelle degli alleati sono ancora tabu
A parte che lo diro sempre...riconoscere questi traditori e globalisti servi dei potenti come dei comunisti è un insulto a quelli che lo sono stati per davvero ed erano animati da un idealismo con un senso di cose.
Queste sono zecche....vere e proprie zecche, amici intimi di quel potere che ancora oggi ci schiaccia e opprime.. -
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Prendano esempio le zecche globaliste che si fingono comuniste, da colui che fu veramente un comunista e combatte per il suo popolo
Tanto da aver pagato con la vita le sue posizioni anti imperialiste.
Video
I veri socialisti che sian rossi che sian neri si sono sempre opposti al dispotismo del potere su chi piu debole e chi usa la propria forza per infamare l'altro non è degno di far parte di questo mondo e non è degno di quel nome
GIu il cappello.
E Mussolini molto prima come lui pago il fatto che voleva che il popolo italiano si emancipasse dallo schifo che la massoneria del potere finanziario stava producendo.
Purtroppo non ce l'ha fatta....e altri eroi dopo di lui sono caduti.....non dimentichiamo Moro, Mattei, La Torre, i Falcone e i Borsellino....gente che fino alla fine ci ha provato ed è caduta.
Quelli che si permettono di esprimere certe idee si dovrebbero trovare veramente nella condizione di essere oppressi per capire cosa quella gente ha provato.. -
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... 90' di applausi ... . -
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Padova - Non solo proteste, anche minacce di morte. È stata annullata la presentazione del fumetto «Foiba rossa. Norma Cossetto, storia di un'italiana» annunciata per giovedì a Padova in una sede dell'azienda regionale per ildiritto allo studio (Esu). Il libro racconta la storia di una studentessa istriana violentata e uccisa dai partigiani jugoslavi. L'annuncio della presentazione della pubblicazione aveva suscitato forti proteste da parte di alcune associazioni studentesche e femministe, che avevano parlato di un evento «dal chiaro significato politico di revisionismo neofascista», puntando il dito contro gli ospiti, tra cui l'autore del fumetto, Emanuele Merlino e l'editore Federico Goglio, ritenuti vicini ad ambienti di destra. Oggi alcuni studenti hanno organizzato un sit-in davanti alla sede dell'Esu di Padova, con striscioni e volantini, con slogan tipo «nessuno spazio ai fascismi in università». Duro il commento dell'assessore regionale Elena Donazzan(Fi), che avrebbe dovuto portare i saluti istituzionali: «Sono arrivate minacce di morte, abbiamo annullato tutto per tutelare le forze dell'ordine. Giovedì terrò una conferenza stampa all'Esu e dirò cose pesanti» ha dichiarato.
http://freeanimals-freeanimals.blogspot.it...-vanno-giu.html
a ennesima conferma di cosa siano DAVVERO le femministe: le uniche vere nemiche delle donne
un saluto
Piero e famiglia. -
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Torna, quasi clandestina, la giornata del Ricordo che commemora le foibe e ricorda le migliaia di italiani massacrati dai partigiani comunisti di Tito e non solo. Avverti l’amaro sapore della verità. Che arriva stanca a tarda notte, quando la storia se n’è andata, insieme ai suoi protagonisti e alle sue vittime. Queste superstiti giornate della memoria e del ricordo sono come i lasciti della risacca sulla spiaggia, dopo che l’onda della storia si è ritirata: gusci vuoti e conchiglie disabitate, reliquie estreme che attestano l’oblio più che la presenza viva di quegli eventi. È arrivata un po’ tardi la memoria della foibe, e solo dopo che fu istituita la giornata della memoria per i campi di sterminio; ma meglio tardi che mai, e meglio la pari dignità delle memorie con tutto il suo odioso peso di contabilità dei morti e paragone macabro delle tragedie, piuttosto che il nulla o la memoria a senso unico. Apprezzando questa civilissima ricorrenza, lasciate che io rammenti, per amor di verità e di storia, qualche buco odioso nella calza dei ricordi.
Per cominciare, Ciampi consegnò una medaglia d’oro alla memoria di Norma Cossetto, la ragazza che fu massacrata e infoibata dai partigiani di Tito. La meritoria iniziativa è partita da Franco Servello. A dir la verità, la studentessa ricevette già nel ’49 la laurea honoris causa postuma su proposta del latinista comunista Concetto Marchesi dall’Università di Padova. Ma una lapide nello stesso ateneo la ricorda tutt’oggi, tra le “vittime del nazifascismo”. Lei che fu barbaramente trucidata dai comunisti di Tito. Un vile oltraggio alla verità e alla memoria.
In secondo luogo, a chi ripete che quegli eccidi vanno contestualizzati nel feroce clima della guerra, vorrei ricordare che i comunisti continuarono a infoibare anche a guerra strafinita e a fascismo ormai caduto. Ne cito uno per tutti. Vi parlo di un sacerdote in via di beatificazione, Don Francesco Bonifaci di Pirano, che fu massacrato e infoibato dai comunisti in una sera dell’11 settembre del 1946, vale a dire un anno e mezzo dopo che la guerra era finita e il fascismo era sepolto. Fu prima malmenato, poi colpito da una sassaiola, infine ucciso e gettato in una foiba vicino a Buie; ed è stato impossibile anche anni dopo recuperare i suoi resti e la sua memoria. Gli assassini erano tutti in giro, nostrani, a due passi dal luogo del delitto.
E qui, terzo luogo, vorrei sapere che fine hanno fatto i rari processi postumi che furono avviati contro gli infoibatori, da Pskulic in poi. Tutti arenati, dopo che fu tolta al magistrato Pititto l’indagine scottante. Ma non solo. Migliaia di pensioni vengono ancora versate dallo Stato italiano agli infoibatori, grazie al vergognoso trattato di Osimo del 1975. Viceversa le famiglie degli infoibati e dei profughi aspettano ancora giustizia e spesso non hanno ricevuto un soldo da nessuno, slavi o italiani. Esempio atroce i 630 bersaglieri della Rsi. Come ricorda Luciano Garibaldi, si erano arresi con la garanzia della loro incolumità ma furono bestialmente uccisi. E in quanto militi della Rsi, i superstiti e i loro famigliari non ebbero mai alcuna pensione. Gli infoibatori si, gli infoibati no. Una vergogna.
E vorrei ricordare la mostra sulle foibe censurata all’università di Roma; ancora oggi è proibito dire che gli infoibatori erano comunisti e che anche il Pci italiano aveva dato una robusta mano. E aveva contribuito attraverso riunioni, volantini e documenti a sostenere l’operazione foibe. Ad esempio, in un documento il Pci sosteneva che non si dovesse rinunciare a quella che veniva definita “la tattica delle foibe” (ovvero lo sterminio). I rapporti e gli incontri tra Togliatti e i capi dell’operazione sterminio erano continui: da Mosca a Bari. Perché non parlare anche in questo caso di collaborazionismo e poi di negazionismo? Certo, il silenzio sulle foibe non era solo un favore al Pci, rientrava anche nella strategia di apertura a Tito che aveva rotto con l’Unione sovietica. Ma troppi sono i ritardi e le vaghezze che alimentano ancora una becera amnesia.
I libri scolastici di testo fanno aperture e non dicono più che le foibe sono fenomeni carsici, buttandola sulla geologia per non parlare di storia; ma siamo ai primi passi, agli incerti balbettii per non farsi sbugiardare. In Rai passò la fiction sulle foibe ed ebbe successo, ma a patto che i fatti fossero avulsi dalla storia e non si parlasse mai di partigiani comunisti, come se fossero tragedie private e drammi famigliari. Al cinema passò i guai Renzo Martinelli, regista di sinistra e figlio di partigiano, quando portò sugli schermi Porzus, sul massacro di partigiani bianchi della brigata Osoppo da parte di partigiani rossi al servizio di Tito. Perse contratti e commesse di spot pubblicitari, fu stroncato o evitato; solo dopo qualche film più gauchiste, come quello sul caso Moro, fu riammesso a tavola.
Certo, è sgradevole parlare ancora di queste cose, è sgradevole l’uso politico e strumentale di queste tragedie; bello sarebbe che il revisionismo fosse animato da rigore storico e pietas, non da livore e sfruttamento. Arrivo a dire che diventeremo civili quando potremo fare a meno senza polemiche di queste giornate mnemoniche che sono surrogati di una memoria a buchi. Sarò lieto di veder cancellata la giornata del ricordo quando sarà cancellata la nottata del fazioso oblio.
Marcello Veneziani, 10 febbraio 2016
http://www.marcelloveneziani.com/antologia...el-non-ricordo/. -
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E non si può che essere d'accordo. . -
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Grande professore.
Io mi chiedo perchè siamo in cosi pochi e non riusciamo a far sentire la nostra voce maledizione.
Ha ragione il professore anche la professoressa Elena Guncheva ha detto una cosa simile per noi qua
"AMERICA PER LA DISTRUZIONE DELLA BULGARIA"
Sua Eccellenza L'Ambasciatore Americano ha ammesso che "L'America per la Bulgaria" ha formato molti insegnanti bulgari. Ma per cosa li ha addestrati - a dimenticare la loro patria e popolo, a onorare l'America prima della Bulgaria, a credere in valori "democratici" che sono distruttivi per la Bulgaria?
Ora capisco a cosa è dovuta la completa caduta dell'istruzione nativa. Gli indizi che Levski e Botev sono terroristi, che gli haidouts sono briganti, la svalutazione della nostra intera lotta contro la schiavitù. I discendenti di prostitute e prigionieri non riescono a capire cosa significhi avere una storia. Sberstein NON È FELICE!
La Bulgaria deve mantenere la sua educazione e la sua storia. Perchè una nazione senza storia è un branco destinato a un massacro!
Elena Guncheva. -
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Al monopolio della Memoria mancava solo la Giornata del Ricordo, dedicata alle foibe. Unica isola nell’arcipelago delle rievocazioni che ricordava ancora i crimini del comunismo ai danni degli italiani d’Istria e Dalmazia. Ora con l’occupazione ufficiale da parte dell’Anpi nella sede istituzionale del Senato, anche di quella esile fettina, abbiamo completato il giro, siamo nel regime totalitario della Memoria.
Ripercorro in una visione d’insieme le tappe di questo avvento.
Atto primo. La memoria storica viene via via cancellata nelle agende pubbliche e istituzionali, scolastiche e universitarie del nostro Paese. Scema nei programmi d’insegnamento, scivolano nell’oblio pubblico le date storiche eminenti, le commemorazioni ufficiali, l’interesse pubblico; insomma il rapporto con la storia è sempre più fievole e marginale. Si dimenticano eventi, personaggi e tradizioni che riguardano la nostra civiltà cristiana, italiana ed europea. Tutto quel che proviene dal passato o viene ridotto al presente, e forzosamente tradotto nel linguaggio politicamente corretto di oggi, o viene vituperato e rimosso. Non ci riguarda. Ignoranza pubblica, alzheimer di Stato.
Atto secondo. La storia da ricordare perde il respiro dei secoli, dei millenni, e si rimpicciolisce agli ultimi decenni, e verte solo su quanto è avvenuto in tema di fascismo e antifascismo. La storia comincia con la guerra di Liberazione, la civiltà comincia con la Costituzione repubblicana, l’Italia comincia dopo la guerra. Il Risorgimento passa in cavalleria, il Rinascimento viene studiato solo nell’arte, la romanità e il medioevo sono fantasmi dei secoli bui che hanno solo ricadute nei beni culturali; tutta la storia è ridotta a mezzo novecento. I conflitti storici non riguardano religioni, nazioni, imperi, dinastie, culture, visioni del mondo ma lo Scontro è tra Razzismo e Antirazzismo, nelle sue varianti secondarie: sessismo e femminismo, omofobia o omofilia, Nazi(onali)smo e Globalismo.
Atto Terzo. La Memoria storica viene monopolizzata dalla Shoah. Memoria uguale Olocausto e nient’altro. Memoria assume un significato assoluto, religioso, per cui tutto ciò che non si attiene strettamente al culto della Memoria e all’adorazione dei suoi officianti, viene ricacciato fuori dall’umanità, fuori dalla storia, fuori dalla legge. Ogni giorno i telegiornali ricordano Auschwitz e dintorni, c’è sempre un motivo, un pretesto, un personaggio, una data da ricordare. La tardiva scoperta di un sopravvissuto finora ignoto, la confessione dopo ottant’anni di silenzio che a casa sua nascondevano gli ebrei… La Giornata della Memoria è ogni giorno, è un’istituzione permanente, una preghiera quotidiana. Una rubrica fissa a cui dedicare uno spazio sacro e intangibile. Il comandamento è applicato anche in tutte le varianti: esprimere per esempio dissenso verso Liliana Segre significa condannarsi alla gogna pubblica, al vituperio decretato dalle istituzioni e può comportare la perdita immediata del posto di lavoro.
Atto Quarto. Il comunismo non è mai esistito, se non come un’idea benefica e generosa, deturpata da alcuni incauti dittatori, di cui si perdono le generalità nella preistoria. Ma sopravvive intatta la sua Utopia nell’alto dei cieli e guida il mondo all’uguaglianza e i migranti alla conquista dell’Occidente. Non c’è alcun ricordo pubblico di quei regimi, di quei massacri, di quegli eventi; e non c’è alcuna responsabilità storica in chi abbracciò il comunismo, sostenne i regimi più criminali, lavorò per il suo avvento in Italia. Il comunismo? Ma di che parli? È solo un’ossessione paranoica nelle vostre teste.
Atto Quinto. Anche l’esile Giornata del Ricordo che resisteva da pochi anni nel fiume di giornate della Memoria, viene estirpata e affidata in custodia all’Anpi, cioè ai pasdaran istituzionali della Memoria Coatta. Che se ne impossessano giocando d’anticipo sulla data. Naturalmente l’Anpi e i suoi intellettuali organici non raccontano le foibe se non come la reazione estrema alle malefatte del regime fascista. Non si ricordano gli atroci crimini compiuti dai comunisti, a migliaia, nel triplice nome di una guerra di classe, etnica e ideologica; non si ricordano le vittime che erano popolazioni civili, donne, preti, ragazzini, italiani che nulla avevano a che fare col regime fascista; non si ricorda il popolo di esuli, insultati dai comunisti sloveni e italiani, e costretti a fuggire dalle loro case, dalle loro terre, perdendo tutto; non si ricordano le responsabilità dei comunisti italiani che da Togliatti in giù appoggiavano l’opera dei partigiani di Tito; non si ricordano persino stragi come quella di Porzus – il 7 febbraio ricorrono i 75 anni – in cui i partigiani comunisti trucidano i partigiani non comunisti. No, tutto quel che accadde fu solo una reazione al fatto che c’era il regime fascista e opprimeva i non italiani. C’era il Male assoluto e ogni altro male era solo funzionale al Bene venturo. Dunque il Ricordo è solo una viuzza secondaria che sfocia nel Monumento alla Memoria della Lotta Assoluta del Bene contro il Male.
Così abbiamo completato il giro della memoria, girando la chiave della cella in cui è stata rinchiusa la verità storica, la libertà di ricerca, la revisione, la diversa interpretazione e la diversa testimonianza. È stato messo in sicurezza il nostro Paese, niente storia, solo Una Memoria Ufficiale di Stato. Niente ricordi diversi, solo Il Ricordo fornito dalla Ditta di Stato.
Fino a quando potremo ancora scrivere queste cose senza censura totale? È l’unica ombra che resta, l’ultima porta ancora socchiusa, prima di arrivare all’atto finale. C’è una variante rispetto ai regimi dittatoriali del passato: la dittatura in corso si chiama ufficialmente Libertà.
http://www.marcelloveneziani.com/articoli/...ia-ultimo-atto/. -
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https://socialismonazionale.wordpress.com/...nostra-memoria/
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